TERAMO

Coltellate all’amico, condanna a 10 anni

Pena pesantissima per un operaio accusato di lesioni gravi. L’aggressione avvenne nella zona di viale Crucioli

TERAMO. Era finito a processo per il tentato omicidio dell’amico accoltellato al rene, ma al termine dell’istruttoria il tribunale ha derubricato il reato in lesioni gravissime condannandolo a 10 anni e 6 mesi. Si è concluso così in primo grado il processo a carico di Gjon Shquau, operaio albanese di 31 anni, rintracciato e arrestato l’anno scorso a Perugia. A lui la polizia era arrivata grazie soprattutto alle immagini catturate da una telecamera del centro storico di Teramo, proprio davanti al bar in cui H.A., altro operaio albanese, era stato accoltellato dall’uomo al termine di un violento litigio.

Per Shquau il pm Greta Aloisi ha chiesto una condanna a 12 mesi, mentre il difensore dell’uomo Nello Di Sabatino nella sua arringa davanti al collegio (presieduto da Roberto Veneziano, a latere Sergio Umbriano e Belinda Pignotti) si è molto soffermato sulla diversa qualificazione del reato sostenendo come il suo assistito non avesse nessuna intenzione di colpire a morte l’amico al termine di una lite scoppiata all’uscita di un bar. Secondo la versione della polizia la sera del 29 aprile dell’anno scorso i due connazionali, dopo aver seguito una partita di calcio in un bar del centro storico, avrebbero litigato per futili motivi e, al culmine del litigio, Shquau avrebbe colpito l’altro con una coltellata.

Un fendente che gli ha aveva perforato un rene. Solo il giorno dopo l’accoltellamento il ferito si era presentatato al pronto soccorso dell’ospedale dove era stato immediatamente ricoverato. Successivamente erano scattate le indagini della polizia che aveva cercato di ricostruire i fatti e soprattutto di identificare l’aggressore. Un grosso contributo alle indagini era arrivato proprio dalla visione di alcune immagini catturate dalle telecamere che si trovano davanti al bar all’esterno del quale era avvenuta l’aggressione, nella zona di viale Crucioli. Proprio vedendo e rivedendo questi frammenti di immagini i poliziotti della squadra mobile erano riusciti a dare una identità all’aggressore. Che qualche settimana dopo il fatto venne rintracciato a Perugia dove si era rifugiato a casa di alcuni amici.