Confezioni, in un mese altri cento licenziamenti

A dicembre messi in mobilità lavoratori alla Itv, alla Bontempi e alla Golden Lady Timoteo (Filctem Cgil): il futuro è nell’alta moda, ci sono aziende che prosperano

TERAMO. Più di cento licenziamenti in un mese. E’ un dicembre nero per il tessile abbigliamento, che si colloca in un lungo periodo di crisi. Tante le aziende chiuse. Ma c’è un modo per salvare quelle superstiti. Secondo Giovanni Timoteo, segretario della Filctem Cgil, la salvezza coincide con il lusso. Cinque lettere che indicano la necessità di ristrutturare il settore e seguire l’esempio di un pugno di imprese che, nonostante tutto, in provincia prosperano.

Il dato di cronaca, altrimenti, non fa certo sorridere. Dal 9 dicembre le Industrie tessili del Vomano hanno proceduto a 30 licenziamenti: «l'azienda è in concordato in continuità e ha operato in maniera solitaria e rinunciando a un tavolo sindacale: licenziamenti sulla cui giustezza nutriamo forti dubbi», osserva il sindacalista, che fa notare come il 24 dicembre alla Bontempi gli ultimi 44 lavoratori di Martinsicuro più 20 di Porto Potenza Picena abbiano ricevuto la lettera di licenziamento. «Non è stato possibile trovare imprenditori interessati agli altri marchi, in particolare Farfisa, oltre al marchio Bontempi acquistato dalla Icom, che è una commerciale a tutti gli effetti», ricorda Timoteo. Nella cooperativa façonista della Icom lavorano 34 persone, “reduci” del bacino Bontempi, che è in concordato liquidatorio. Infine è di questi giorni il licenziamento, volontario, di una decina di lavoratori alla Golden Lady di Basciano, da collocare sempre nel lungo processo di riorganizzazione avviato dal colosso delle calze da anni.

Insomma, «il settore si è molto ridimensionato: dai 15mila lavoratori di 15 anni fa ora siamo attorno a settemila: la parte centrale del manifatturiero teramano non c’è più», osserva Timoteo, «in tutta Italia Teramo è una delle province che, nella mia categoria, ha più deleghe Inps, cioè persone che fruiscono di ammortizzatori sociali: sono 1.054 solo gli iscritti alla Filctem Cgil. In totale penso siano almeno 2.300».

Il sindacalista non si limita a fotografare una realtà negativa, ma suggerisce anche delle possibili soluzioni. «Vogliamo provare a pensare quali sono i punti di possibile ripresa: a nostro avviso deve essere la moda di qualità. Già un anno fa a livello regionale organizzammo, a Penne, un'iniziativa con imprese e Regione in cui presentammo una nostra ricerca in cui si dice che è vero che sono andate via aziende di medio-bassa qualità ma la produzione di lusso aumenta, negli ultimi anni anche del 30%. E poi c’è un'altra tendenza: le imprese provano a ritornare a fare le produzioni medio-alte in Italia. Noi chiediamo un progetto preciso per rendere attrattivo questo territorio, viste anche le competenze che questo territorio è in grado di assicurare. Finora non c'è stato un progetto specifico, anche se la Regione ha indirizzato a questo settore parte delle risorse comunitarie. Nello stesso tempo abbiamo visto che ci sono attività che hanno la tendenza a svilupparsi, a crescere, ma vanno oggi inserite, insieme, in un progetto organico». Il segretario della Filctem cita ad esempio in Vibrata un gruppo di aziende che si stanno specializzando in produzioni di gran pregio nella pelletteria lavorando per marchi come Bottega Veneta, Tod's, Mandarina Duck. Altro esempio è il calzaturificio Gensi di Giulianova un cui socio ora è Chanel che qui realizza le proprie calzature di alta qualità. «C'è necessità di sinergie per sostenere questa tendenza: vanno create dalla Regione. Purtroppo non c'è un progetto per cui le committenze del lusso possano arrivare ulteriormente sul territorio, sia a livello regionale che provinciale. Tutto questo nonostante il territorio esprima competenze e capacità di lavoro: bisogna fare marketing territoriale. E creare una struttura che fornisca assistenza alle imprese ad esempio per accedere a fondi comunitari e alla competizione globale», conclude Timoteo. (a.f.)

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