Consegna pasti in ospedale in forse 46 posti di lavoro
La Filcams Cgil: «Chiediamo alla Asl garanzie perché nel nuovo appalto si preveda la riassunzione delle addette “storiche” ora alle dipendenze di Etjca»
TERAMO. Ulteriore tentativo per cercare di rendere meno precario il posto di lavoro delle addette alla distribuzione pasti nei quattro ospedali. Ieri si è tenuto un incontro in Provincia fra sindacato e Asl per cercare di trovare una soluzione che garantisca le lavoratrici. Fino al 1° aprile i pasti venivano distribuiti dalla Pap, che ha anche il compito di cucinarli. Ma la Asl ha deciso di reinternalizzare il servizio, per cui la Pap ha licenziato le 35 lavoratrici storiche. Queste addette sono state contestualmente assunte con un contratto di 4 mesi dalla Etjca, agenzia interinale di Atessa che ha già fornito alla Asl magazzinieri, centralinisti e operatori socio sanitari, per cui sono in passato portate avanti operazioni simili.
In definitiva Etjca ha fornito alla Asl 46 lavoratori addetti alla distribuzione (quindi non solo le “storiche”) ma riducendo l’orario da 24 a 18 ore settimanali. Il problema è quanto accadrà dopo la fine di luglio, quando scadranno i contratti. «La Asl ha ribadito che quando ci sarà la gara si adopereranno affinchè non ci siano problemi», esordisce Franco Di Ventura, segretario della Filcams Cgil, «ma di certezze non ne abbiamo. Il nodo è che l’appalto per le cucine, a cui fino ad aprile il servizio in questione era abbinato, è stato prorogato a settembre. Quindi i lavoratori della distribuzione pasti dovranno avere la proroga fino a quando non subentrerà la ditta che vincerà l’appalto nuovo e che tornerà a fare la distribuzione. Speriamo che, intanto, ci sia la proroga. Ma altra questione importante è che non essendoci il passaggio dei lavoratori fra una ditta e l’altra, chi subentra non ha l'obbligo di assumere tutti. Ovviamente dovrebbe prevalere il buonsenso, ma non è una certezza».
Il sindacalista ha dunque chiesto alla Asl delle garanzie. «Posto che è legittimata a adottare le iniziative che ritiene nell'interesse della collettività ma non lo può fare a discapito dei lavoratori che vedono rendere precario il proprio posto e diminuire l'orario. Abbiamo chiesto che nell’appalto si inseriscano elementi che assicurino una tutela occupazionale a chi ormai da anni svolge questa mansione, in modo che non si generi una guerra fra poveri. La Asl su questo punto ha dato rassicurazioni generiche: ha detto che nel limite della compatibilità e nel rispetto delle norme terranno conto della richiesta. E' una stortura del sistema: se si fosse fatta subito la gara d’appalto per la cucina e la distribuzione pasti non si sarebbero scisse le due cose e non ci troveremmo in questa situazione. Si sottovaluta il rischio del passaggio fra la cucina e la distribuzione: se entrano in campo due soggetti diversi e si spezza la “catena di comando” non si sa di chi è la responsabilità e questo può generare disservizi in un ambito delicato».
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