Consorzio di bonifica a rischio
Centinaia di soci resteranno senza irrigazione, i sindacati temono per posti e servizi all’agricoltura
TERAMO. Consorzio di Bonifica nord paralizzato, addirittura a rischio chiusura, secondo Fai Cisl, Flai Cgil e Filbi Uil . I sindacati parlano senza mezzi termini di «carenze amministrative della nuova gestione insediatasi nel 2009 mediante elezione dei nuovi organismi dell'ente, dopo un lungo periodo di gestione commissariale. Sin dall'insediamento la nuova amministrazione si è caratterizzata per la totale mancanza di un progetto o programma di sviluppo e di miglioramento delle attività e dei servizi forniti al mondo agricolo ed al sistema per la tutela ambientale e del territorio».
Corrado Peracchia (Flai Cgil), Alessandro Collevecchio (Fai Cisl) e Mario Di Felice (Filbi Uil) sottolineano che «ogni atto amministrativo appare connotato da interessi personalistici di alcuni amministratori che si sono ricavati i loro vantaggi per mezzo delle imprese agricole di cui sono titolari, attraverso la riduzione lineare del 10% dei ruoli contributivi, applicata come primo atto subito dopo l'insediamento dei nuovi organi, senza alcun significativo beneficio per buona parte dei contribuenti, che invece continua a non accorgersi dell'involuzione che rischia di subire l'Ente per via dei mancati introiti economici». In sostanza alcuni grandi proprietari terrieri, riducendo la tassazione dovuta al Consorzio, hanno avuto un notevole beneficio economico, che però risulta irrisorio per le centinaia di piccoli proprietari, mentre ha l’effetto di squilibrare le finanze dell’ente. Un’osservazione in tal senso è stata mossa anche dai revisori dei conti.
«Tutto quanto in barba al senso del bene comune e dell'interesse collettivo», incalzano i sindacati, «che dovrebbe animare amministratori di servizi ed di beni che hanno una rilevante funzione pubblica, per non parlare della totale mancanza di buone pratiche nei rapporti sindacali e con le maestranze che sono considerate alla stregua di un bene strumentale e pertanto elemento di costo da ridimensionare in funzione dello stesso disegno e nella stessa ottica applicata alla riduzione della contribuenza». Non a caso, fanno notare, «ad oggi non è stato ancora approvato il bilancio di previsione per l'esercizio 2012, stante anche il venir meno delle risorse pubbliche erogate dalla Regione Abruzzo, vi sono seri motivi di preoccupazione da parte nostra per le sorti dell'ente e delle decine di lavoratori tra operai, tecnici ed impiegati che vi sono occupati».
A fronte delle ridotte entrate non c’è stata una riduzione delle spese, ad esempio per le consulenze. Da qui l’appello alle istituzioni, ed in particolare della Regione, «al fine di salvaguardare e tutelare le attività e il lavoro nell'interesse comune e per la migliore prospettiva dell'ente». Sono una quarantina i dipendenti, che rischiano il posto, per tutelare i quali i sindacati sono disposti ad attuare azioni sindacali e la mobilitazione dei lavoratori. E oltre ai dipendenti sono centinaia i proprietari di terreni che vedrebbero venire a mancare una serie di servizi, ad esempio per l’irrigazione . ©RIPRODUZIONE RISERVATA