TERAMO
Controlli straordinari in carcere: sequestrati droga e microcellulari
L'operazione all'alba di lunedì con 30 agenti della polizia penitenziaria. Anche a Pescara intercettati due pacchi con microtelefoni cellulari e droga
TERAMO. Operazione all'alba di lunedì scorso nel carcere di Castrogno da parte della polizia penitenziaria che con 30 agenti ha proceduto a una perquisizione straordinaria del reparto di media sicurezza del penitenziario. Nel corso dei controlli, sono stati trovati tre microcellulari e venti grammi di hascisc.
Controlli anche nel carcere San Donato di Pescara: qui gli agenti hanno intercettato e sequestrato due pacchi postali, all'interno dei quali c'erano microtelefoni cellulari e droga, destinati a due detenuti
A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), per voce di Giuseppe Pallini, segretario provinciale di Teramo, che esprime tutto l’apprezzamento suo e del Sappe per l’alta professionalità dimostrata dai baschi azzurri che hanno partecipato all’operazione di polizia.
Pallini evidenzia che “nonostante la carenza di 54 unità (un quarto dell’organico stabilito dal Ministero) e nonostante diverse decine di unità sono in “ferie forzate” da parte del direttore, la polizia penitenziaria continua imperterrita nella sua attività di prevenzione e repressione dei reati, svolgendo quotidianamente un'opera eccellente nella repressione e prevenzione dei reati all'interno delle strutture penitenziarie”.
Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime apprezzamento al personale del penitenziario teramano e rileva che nelle carceri italiane “il 30% circa dei detenuti è tossicodipendente e anche più del 20% degli stranieri ha problemi di droga'' e che ''nonostante l'Italia sia un Paese il cui ordinamento è caratterizzato da una legislazione all'avanguardia per quanto riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare la pena all'esterno, i drogati detenuti in carcere sono tantissimi. Ogni giorno, la polizia penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. Noi riteniamo sia preferibile che i detenuti tossicodipendenti, spesso condannati per spaccio di lieve entità, scontino la pena fuori dal carcere, nelle comunità di recupero, per attuare ogni sforzo concreto necessario ad aiutarli a uscire definitivamente dal tragico tunnel della droga e, quindi, a non tornare a delinquere".