Coronavirus; a Teramo aumentano i focolai e si teme la seconda ondata
Il manager Asl Di Giosia e il primario di Malattie infettive: "Aumenta il contagio in ambito familiare, si valuta la regola del 6"
TERAMO. La situazione dei contagi in provincia di Teramo desta preoccupazione. Tanto che la Asl, questa mattina, nel corso di una conferenza, alla presenza del sindaco del capoluogo, Gianguido D'Alberto, ha lanciato un appello al senso di responsabilità dei cittadini. «Ci troviamo di fronte a un lento e progressivo peggioramento dell'epidemia di Sars Cov 2» ha detto il direttore della Asl, Maurizio Di Giosia, «con un aumento di focolai di cui molti associati ad attività ricreative, con un ulteriore aumento della trasmissione in ambito familiare domestico, che rappresentano il 73 per cento dei casi. Questo comporta che i servizi cominciano a soffrire, con il rischio di compromettere la tempestività nella gestione dei contatti, oltre che non assicurare le attività non collegate all'emergenza Covid».
Il manager Asl ha evidenziato come il virus, dai dati riscontrati e relativi alle infezioni contratte tra fine agosto e inizi settembre, venga trasmesso prevalentemente in contesti domiciliari e familiari, con trasmissione dalle fasce giovanili a quelle più anziane. «I dati confermano l'opportunità di mantenere le attuali misure di prevenzione e controllo» ha continuato Di Giosia «e bisogna essere pronti all'attivazione di ulteriori interventi in caso di ulteriore peggioramento della situazione. Per questo si raccomanda alla popolazione di prestare attenzione al rischio di contrarre l'infezione in situazioni di particolare affollamento e in cui si osserva un mancato rispetto delle misure raccomandate e durante la permanenza in Paesi o aree con una più alta circolazione del virus».
A questo, ha proseguito il manager, si devono aggiungere il rigoroso rispetto delle misure di quarantena e una efficace gestione dei contatti dei positivi, che però rischia di essere compromessa dall'aumento dei carichi di lavoro. «La situazione è difficile» ha concluso Di Giosia. «Il 24 riapriranno le scuole con tutti i problemi annessi e temiamo un'invasione dei ragazzi nei Pronto soccorso. Per questo in ogni Usca abbiamo messo a disposizione ambulatori pediatrici Covid. Il mio appello a tutti è di essere vigili, usare le precauzioni necessarie tutte le volte che si va in un luogo chiuso, nei bar, nei locali pubblici, in quelle situazioni dove è difficile mantenere nel distanze».
Tarquini: "Per provin cia di teramo è la seconda ondata". «Le misure di contenimento anti Covid che abbiamo usato fino adesso in questo momento in provincia non stanno funzionando più. Il 19 abbiamo riempito il reparto di malattie infettive con 10 Covid su 10 posti, dieci polmoniti su dieci posti. Qui in provincia di Teramo siamo già alla seconda ondata. Se è un'ondina o una vera ondata lo vedremo nelle prossime settimane». Parole del direttore di Malattie Infettive dell'ospedale di Teramo, Pierluigi Tarquini, che ha spiegato come sia cominciato tutto il 2 agosto con il primo ricovero.
«Siamo arrivati a 21 ricoveri di cui 19 polmoniti e purtroppo abbiamo avuto due decessi di cui uno stanotte» ha aggiunto Tarquini. «Tutte persone con patologie, con co-morbilità. Abbiamo viaggiato per un mesetto su tre ricoverati, si è capito che la situazione cominciava a peggiorare dal 12, quando è stata riaperta la zona rossa». Tarquini ha evidenziato come molti dei pazienti siano malati cronici, quindi più a rischio di un'evoluzione negativa della patologia. «Due per esempio hanno una fibrosi polmonare» ha spiegato «erano gli ultimi pazienti che avrebbero dovuto prendere il Covid e invece l'hanno preso. Uno sta migliorando e spero di dimetterlo, con l'altro stiamo combattendo adesso. Ieri è arrivata una signora di 93 anni, abbiamo bisogno di tutelare queste persone che vengono infettate di ritorno da qualcuno dei familiari che è stato fuori».
Per far fronte all'aumento dei casi la Asl è stata costretta a chiudere anche il reparto di Pneumologia, con l'obiettivo di recuperare posti, e si sta organizzando anche per la terapia intensiva. Inoltre, come ha sottolineato Tarquini, tra gli indicatori negativi c'è anche il fatto che una parte dei nuovi positivi non ha alcuna idea di come possa aver contratto il Covid. «Per alcuni è riconoscibile» ha detto «però almeno 3-4 persone non hanno la più pallida idea di come sia successo».
"Valutiamo anche la regola del 6". Valutare l'esempio dell'Inghilterra e introdurre, nei luoghi chiusi, la «regola del 6» prosegue Tarquini, il quale ha evidenziato come «il problema dei ristoranti, dei bar, dei luoghi chiusi è importantissimo nella trasmissione dell'infezione, visto che molto spesso non c'è il distanziamento che ci dovrebbe essere, non si chiede il numero di telefono o in alcuni casi sono stati forniti numeri di telefono falsi, cosa di una stupidità incredibile». Da qui la decisione di aprire un dibattito su eventuali misure da mettere in campo. «In Inghilterra hanno obbligato la regola del 6» ha aggiunto. «Nei luoghi chiusi che non siano scuole, uffici o manifestazioni che si devono fare per forza, tipo un funerale, quando sto a casa con amici o vado al ristorante non devono esserci più di sei commensali ben distanziati. Vogliamo pensarci anche noi? Giro la cosa al nostro sindaco, gli chiedo maggiori controlli perché d'estate la situazione è sfuggita di mano». Tarquini ha poi ricordato come con la fine dell'estate il distanziamento e l'utilizzo delle mascherine saranno ancora più importanti per limitare i contagi. «Voglio inoltre invitare i cittadini a non andare in ospedale se non per un motivo serio» ha concluso «soprattutto per le febbri che tra un po' cominceranno ad arrivare con i virus parainfluenzali. Non bisogna andare in ospedale appena arriva la febbre, certo alcune eccezioni ci sono. Se ho la febbre alta e un mal di testa molto importante mai provato prima allora sì, si deve andare subito in ospedale, altrimenti si deve chiamare il medico di base». Tarquini ha poi invitato tutti a vaccinarsi appena partirà la campagna anti-influenzale, sia per aiutare nelle diagnosi differenziali con il Covid sia perché l'influenza aumenta i recettori Ace 2 che si legano alla proteina Spike del Covid. La vaccinazione anti influenzale partirà i primi di ottobre per gli ultra 65enni e poi a tappeto per tutta la popolazione.