Crac Di Pietro e fondi da CiproSpunta la cava da 700 mila euro

Ceduta da una società fallita, è accanto a quella dell'inchiesta sulle macerie

TERAMO. E' una cava di Massa d'Albe, la stessa zona della Marsica in cui qualche giorno fa l'inchiesta su macerie e corruzione ha fatto scattare gli arresti di imprenditori e amministratori comunali tra cui il sindaco di Magliano dei Marsi. Sulla carta vale circa 800mila euro, per l'esattezza 763.140,00. Fino al 2008 era di proprietà dell'Italia Inerti Srl, una delle quattro società fallite del crac Di Pietro. Poi, improvvisamente e gratuitamente, è passata alla Mg Costruzioni Srl.

Quest'ultima è la società che, secondo la procura, gli imprenditori arrestati si preparavano a far fallire dopo averla prosciugata di tutto. Oggi le sue quote sono sotto sequestro insieme a quelle della Kappa Immobiliare e dalla De Immobiliare Srl, le due società che avevano sede legale nello studio Chiodi-Tancredi, quello del presidente della giunta regionale e del suo socio commercialista Carmine Tancredi che non è indagato. Per l'accusa la Kappa e la De Immobiliare, controllate al 99% da due società cipriote, sono le tappe finali di un fiume di denaro proveniente dai fallimenti delle quattro società teramane riconducibili ai fratelli Di Pietro, a Curti e sua moglie Cacciatore. Soldi portati all'estero, a volte dopo essere stati ripuliti nei Casinò, parcheggiati in banche svizzere e londinesi e fatti rientrare in Italia attraverso le società cipriota che avevano il 99% della Kappa e della De Immobiliare.

Il gip Marina Tommolini così scrive nell'ordinanza a proposito della cava: «Guido Curti, amministratore di fatto dell'Italia Inerti, Maurizio Di Pietro quale amministratore di fatto di entrambe le imprese nello stesso periodo, distraevano diritti relativi allo sfruttamento della cava di ghiaia di Massa d'Albe dei quali godeva la società Italia inerti Srl, - impresa, tra l'altro, esercente l'attività estrattiva di materiali lapidei e lo sfruttamento di cave - attraverso la voltura, a titolo gratuito, a favore della Mg Costruzioni Srl, della predetta autorizzazione mineraria, accolta dal servizio attività estrattive e minerarie della Regione Abruzzo il 22 settembre del 2008; concessione il cui valore veniva fissato in euro 763.140,00». E ancora: «I fratelli Di Pietro e Curti, agendo in concorso tra loro, distraevano dalle casse sociali della fallita Italia Inerti Srl 240mila euro attraverso il pagamento di fatture emesse dalla Mg Costruzioni a favore della fallita, interamente liquidate con bonifici bancari in più soluzioni, per la prestazione a favore della fallita di non specificati lavori di messa a norma della cava di Massa d'Albe in realtà mai eseguiti».

Tra qualche settimana rientreranno le rogatorie internazionali chieste in Svizzera e Gran Bretagna: è ipotizzabile che solo dopo aver analizzato minuziosamente questi atti gli inquirenti decidano se fare nuove iscrizioni nel registro degli indagati. L'obiettivo è capire chi movimentasse i conti esteri sui cui transitavano i soldi delle società coinvolte, a comiciare dalla Kappa Immobiliare e De Immobiliare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA