Crac Di Pietro, tra i testi un ex calciatore
Il pm convoca Bonfini. Sentiti i teramani che fecero affari con le società fallite
TERAMO. Nell'ufficio del pubblico ministero Irene Scordamaglia da ieri sfilano persone che hanno intrattenuto rapporti d'affari con le società fallite del crac Di Pietro. Perché? Perché il pm vuol capire con chi, di fatto, queste persone hanno avuto tali rapporti.
Appare evidente come uno degli obiettivi degli inquirenti sia quello di fare definitiva chiarezza sulla grande domanda che aleggia sulla vicenda: erano gli indagati - in particolare Guido Curti e i fratelli Maurizio e Nicolino Di Pietro, i primi due ancora in carcere e il terzo ai domiciliari - le menti della serie di bancarotte di società immobiliari che ha portato a sottrarre ai creditori una somma valutata sui 15 milioni di euro, oppure (come sostengono gli arrestati) la mente era Carmine Tancredi, il quotatissimo commercialista che curava i loro interessi?
Al momento una sola cosa è certa: Tancredi, il socio di studio del governatore Gianni Chiodi, dopo mesi e mesi d'indagini resta un semplice testimone. A suo carico non sono emersi elementi per trasformarne lo status in quello di indagato. Curti e Maurizio Di Pietro, però, lo chiamano pesantemente in causa. E il pm, con apprezzabile scrupolo, sta facendo tutte le verifiche possibili. Del resto la stessa Scordamaglia, in uno degli interrogatori, diceva a Curti e Di Pietro: voglio capire se Tancredi si è limitato a dare consigli iniqui o siamo di fronte a un concorso morale.
Oggi il pm - che nelle audizioni è assistita dagli ufficiali e sottufficiali della guardia di finanza che fin dall'inizio svolgono materialmente le attività d'indagine, in primis il comandante provinciale Pietro Pelagatti - sentirà altre persone che hanno fatto affari con gli arrestati. È facile immaginare che prima o poi verrà convocato anche Alberto Rapagnà, l'imprenditore rosetano che nel 2008 cedette la concessione del Lido Atlantic di Roseto a Maurizio Di Pietro per 350mila euro e che ha già dichiarato al Centro che la trattativa fu portata avanti da Carmine Tancredi, che stilò il compromesso di vendita.
Ieri in Procura è andato spontaneamente il teste che, convocato per mercoledì, non si era presentato. Si tratta di Stefano Bonfini, commercialista e revisore contabile, molto noto in città anche perché in gioventù è stato un calciatore del Teramo collezionando alcune presenze in C2. Bonfini, evidentemente, è stato chiamato a testimoniare perché ha svolto compiti di consulenza per qualcuno degli indagati. Il pm ieri non lo ha sentito e lo convocherà di nuovo la settimana prossima. In ogni caso, presentandosi ieri, il professionista ha evitato l'accompagnamento coatto.
Appare evidente come uno degli obiettivi degli inquirenti sia quello di fare definitiva chiarezza sulla grande domanda che aleggia sulla vicenda: erano gli indagati - in particolare Guido Curti e i fratelli Maurizio e Nicolino Di Pietro, i primi due ancora in carcere e il terzo ai domiciliari - le menti della serie di bancarotte di società immobiliari che ha portato a sottrarre ai creditori una somma valutata sui 15 milioni di euro, oppure (come sostengono gli arrestati) la mente era Carmine Tancredi, il quotatissimo commercialista che curava i loro interessi?
Al momento una sola cosa è certa: Tancredi, il socio di studio del governatore Gianni Chiodi, dopo mesi e mesi d'indagini resta un semplice testimone. A suo carico non sono emersi elementi per trasformarne lo status in quello di indagato. Curti e Maurizio Di Pietro, però, lo chiamano pesantemente in causa. E il pm, con apprezzabile scrupolo, sta facendo tutte le verifiche possibili. Del resto la stessa Scordamaglia, in uno degli interrogatori, diceva a Curti e Di Pietro: voglio capire se Tancredi si è limitato a dare consigli iniqui o siamo di fronte a un concorso morale.
Oggi il pm - che nelle audizioni è assistita dagli ufficiali e sottufficiali della guardia di finanza che fin dall'inizio svolgono materialmente le attività d'indagine, in primis il comandante provinciale Pietro Pelagatti - sentirà altre persone che hanno fatto affari con gli arrestati. È facile immaginare che prima o poi verrà convocato anche Alberto Rapagnà, l'imprenditore rosetano che nel 2008 cedette la concessione del Lido Atlantic di Roseto a Maurizio Di Pietro per 350mila euro e che ha già dichiarato al Centro che la trattativa fu portata avanti da Carmine Tancredi, che stilò il compromesso di vendita.
Ieri in Procura è andato spontaneamente il teste che, convocato per mercoledì, non si era presentato. Si tratta di Stefano Bonfini, commercialista e revisore contabile, molto noto in città anche perché in gioventù è stato un calciatore del Teramo collezionando alcune presenze in C2. Bonfini, evidentemente, è stato chiamato a testimoniare perché ha svolto compiti di consulenza per qualcuno degli indagati. Il pm ieri non lo ha sentito e lo convocherà di nuovo la settimana prossima. In ogni caso, presentandosi ieri, il professionista ha evitato l'accompagnamento coatto.
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