TERAMO / IL TERREMOTO DUE ANNI DOPO
D’Alberto: sfollati, è ancora emergenza
Sono 2.384 le persone assistite con il contributo di autonoma sistemazione, calo minimo rispetto al picco di 2.777
TERAMO. «A due anni dalle prime scosse i numeri degli assistiti restano da piena emergenza». Oltre alle case lesionate, la cui ricostruzione procede a passo di lumaca, ci sono le persone ferite nell’anima dal terremoto. A loro si riferisce il sindaco Gianguido D’Alberto nel porre l’accento sui dati di competenza del Comune per l’erogazione dei contributi di autonoma sistemazione. «L’ultimo aggiornamento disponibile indica che abbiamo ancora 1.020 famiglie assistite», fa rilevare, «per un totale di 2.384 persone». Rispetto al picco massimo dell’emergenza, raggiunto nei mesi successivi alle scosse del 17 gennaio dell’anno scorso, la differenza è minima. Nel pieno del post sisma, infatti, il Comune ha fornito assistenza a 1.185 nuclei familiari, equivalenti a 2.777 persone. Erano, in pratica, appena 165 famiglie e 393 sfollati in più: un’inezia. Il saldo si appesantisce con l’aggiunta dei cittadini che hanno perso la casa e sono tutt’ora in albergo e di quelli che non beneficiano di nessuna delle due forme assistenziali gestite dall’amministrazione comunale.
L’impercettibile tendenza alla diminuzione è un «segnale di speranza troppo piccolo per suscitare ottimismo». I motivi del ritardo sono evidenti secondo il sindaco. «La risposta organizzativa, normativa e procedurale è stata del tutto insufficiente», ribadisce. Le conseguenze degli sciami sismici sul territorio teramano sono state sottovalutate, a detta di D’Alberto, «anche perché da noi non ci sono stati crolli devastanti né morti». Con due anni dall’inizio dello sciame sismico già trascorsi, però, restano da sistemare anche le abitazioni dove basterebbero «poche settimane di lavori per fare tornare agibili». Il sindaco sollecita, dunque, l’apertura di una «corsia specifica» per la ricostruzione cosiddetta leggera che interessa le case classificate B. «Così almeno verrebbe risolto un paradosso gravissimo», spiega. Gli antidoti alla lentezza del sistema della ricostruzione sono individuabili, sempre secondo il sindaco, in tre passaggi fondamentali. «La semplificazione della normativa, attualmente ancora molto farraginosa», sottolinea D’Alberto, «l’incremento del personale dell’ufficio speciale per la ricostruzione, che tutt’ora funziona a metà regime, e la possibilità di destinare a Comuni e Ater i dipendenti di Abruzzo engineering». In ogni caso serve un’accelerazione rispetto a un andamento medio che richiederebbe almeno altri dieci anni di assistenza alle famiglie sgomberate. Un’emergenza particolare resta quella delle case popolari inagibili, sopratutto a Colleatterrato. «Lì ci sono ancora 1.200 sfollati», evidenzia il sindaco, «è un quartiere falcidiato». D’Alberto tiene a rimarcare la svolta impressa alle procedure dal nuovo commissario dell’Ater Nicola Salini. «Per oltre un anno, però, l’azienda è rimasta completamente ferma», fa notare il sindaco, «per cui sconta il ritardo accumulato». Alcuni impegni sono arrivati dal presidente della Regione facente funzione Giovanni Lolli e dal delegato alla ricostruzione Mario Mazzocca. «Confidiamo che li rispettino», conclude D’Alberto.
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