Delfico sequestrato, in mille al corteo 

Studenti, docenti e amministratori sfilano per le vie del centro. Bara di cartone in piazza Dante e un inno per la scuola

TERAMO. La pioggia non li ha fermati. Non ha smorzato le grida e gli slogan, non ha frenato la voglia di esserci, non ha spento la forza delle loro rivendicazioni. In mille ieri pomeriggio hanno sfilato per le vie del centro storico al motto di: «La scuola sì, ma non così». E ancora: «Il Delfico non deve morire», «Vogliamo la nostra scuola». Una manifestazione partecipata e colorata, pacifica e trasversale quella promossa dagli studenti e dalle studentesse del Convitto e del liceo Delfico di Teramo. L’edificio giovedì scorso è stato sequestrato dalla magistratura nell’ambito di un’inchiesta sulla sicurezza scaturita da un esposto presentato un anno fa. I sigilli al prestigioso palazzo hanno innescato un’emergenza sociale e scolastica, scatenando nel contempo rabbia e indignazione da parte della comunità del Delfico e dell’intera città.
La manifestazione
E ieri a sfilare c'era tanta Teramo: non solo i ragazzi e le ragazze della scuola ma anche docenti, dirigenti scolastici, ex allievi ed ex professori, rappresentanti del mondo della cultura e del sindacato, politici e istituzioni. Ma i protagonisti assoluti sono stati loro: alunne e alunni delle elementari e medie del Convitto e i liceali che hanno sfoggiato in corteo cartelli e striscioni inneggianti al diritto allo studio e alla necessità di rientrare a scuola. Nella loro scuola. Alle 16 i manifestanti si sono ritrovati in piazza Martiri della Libertà da dove, fra merende offerte ai partecipanti, foto e ultimi preparativi, il serpentone si è mosso attraversando corso San Giorgio e attirando a sé sempre più persone. Un fiume che si è ingrossato strada facendo. In via Carducci, davanti alla sede del Comune, ad attendere i manifestanti c’erano il sindaco Gianguido D’Alberto e il vice presidente della Provincia Andrea Core, che si sono uniti al corteo, e diversi assessori e dirigenti. La sfilata è terminata in piazza Dante, davanti al Delfico: qui si sono susseguiti gli interventi degli studenti, anche di altri istituti, e delle dirigenti scolastiche del Convitto e del Liceo, Daniela Baldassarre e Iside Lanciaprima. Esponendo una bara di cartone, la piazza ha osservato un minuto di silenzio a simboleggiare la morte dell’edificio e dei sogni di chi lo frequenta. Ad intervallare le rivendicazioni e le riflessioni rese al microfono, una canzone nata dall’estro della professoressa Simonetta Sacripanti: il Delfico non può morire. Un inno cantato a squarciagola dai presenti che hanno voluto chiedere a gran voce non solo il ritorno alla normalità, ma anche il diritto a vivere in scuole sicure, poter studiare serenamente, essere tutelati dalle istituzioni. Dalla piazza si è levata la promessa di una mobilitazione senza fine, che non si chiude, cioè, con la manifestazione di ieri. Per studenti e studentesse, compresi i più piccoli, l'obiettivo è di tenere accesi i riflettori sulla situazione che la comunità del Delfico sta vivendo e scongiurare lo spezzatino di orari, classi, corsi, edifici.
La voce degli studenti
«Protestiamo perché questa situazione è indecente», sostiene Tommaso Del Re, liceale, «ora ci dividono in diverse scuole, con lezioni il pomeriggio di poche ore che creano enormi disagi: sia per i trasporti, pensate a chi arriva da paesi di montagna e deve tornare a casa la sera; ma anche per chi pratica sport o attività culturali. La nostra protesta è contro chi ha sequestrato la scuola, senza cercare una soluzione concreta alternativa. Noi alle istituzioni chiediamo di trovare una strada utile che ci permetta di non perdere giorni di studio e che venga rispettato il nostro diritto allo studio». Alice Di Panfilo, studentessa del liceo, aggiunge: «La nostra scuola va riaperta al più presto: ci sono altri istituti con indici sismici inferiori e sono aperti regolarmente. Sono preoccupata per ciò che ci aspetta: soprattutto per chi come me quest’anno ha la maturità». A sostenere studenti e studentesse, tutto il corpo docente del Delfico: «Non li possiamo lasciare i nostri ragazzi. Sentiamo la solidarietà anche di altre scuole, di ex docenti ed ex alunni, e questo fa capire la dimensione del problema», ha commentato Berardo Rabbuffo, vice preside del Convitto.
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