Delitto Mazza, fissata l'udienza

A febbraio il giudice deciderà se mandare a giudizio Bisceglia

TERAMO. Omicidio Mazza: nell'udienza preliminare del 18 febbraio il gip deciderà se mandare a processo Romano Bisceglia. Per la procura, che ha chiesto il rinvio a giudizio dell'uomo, è lui che ha strangolato e fatto a pezzi la sua ex convivente Adele Mazza.

Bisceglia, in carcere dall'aprile dell'anno scorso prima a Castrogno e poi a Chieti, si è sempre proclamato innocente. Il procuratore Gabriele Ferretti e il pm Roberta D'Avolio sono convinti che l'uomo abbia agito da solo sia quando ha ucciso e sia quando si è disfatto dei resti del cadavere, buttandoli in una scarpata di via Franchi. La procura, oltre che di occultamento e vilipendio di cadavere, lo accusa anche di sfruttamento della prostituzione nei confronti della vittima. Tra gli indizi indicati come prove d'accusa ci sono le compatibilità con il Dna dell'uomo trovate su alcune macchie di sangue. Tra queste anche una macchia sulla scarpa di Bisceglia compatibile con quello di Adele Mazza. Si aggiunge alle macchie di sangue compatibili (secondo la procura) con quello dell'uomo trovate sul nastro adesivo usato per chiudere un sacco con alcuni resti e a quelle compatibili con il dna della donna trovate nella casa di Bisceglia, in particolare nella vasca. Manca l'arma del delitto: per il consulente della procura un coltello di cui l'uomo si sarebbe disfatto buttandolo. Qualche mese fa i militari del raggruppamento investigazioni scientifiche hanno riconsegnato la perizia sui dieci coltelli sequestrati nell'abitazione dell'uomo, ma nessuno tra questi è risultato compatibile con i segni lasciati sui resti del corpo della donna. Nel corso di questi mesi gli esperti hanno ispezionato anche tutti i reperti prelevati nella scarpata di via Franchi. Più volte investigatori e inquirenti sono tornati sul luogo del ritrovamento, più volte hanno fatto ripulire la scarpata nella speranza di trovare l'arma. Ogni tentativo è sempre risultato vano.

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