Delitto Mazza, spunta il testimone

L'accusa: ha visto la donna entrare nell'appartamento dell'indagato

TERAMO. Delitto Mazza: nelle carte dell'accusa spunta un testimone. E' un superteste che sostiene di aver visto Adele Mazza entrare nell'appartamento di Romano Bisceglia qualche giorno prima di essere uccisa. Una circostanza sempre negata dall'uomo.

La nuova testimonianza è un altro indizio che la procura mette nero su bianco nella tesi accusatoria contro Bisceglia, da sette mesi in carcere per omicidio volontario. Si aggiunge alle macchie di sangue compatibili con quelle dell'uomo trovate sul nastro adesivo usato per chiudere un sacco con alcuni resti della donna e a quelle compatibili con il Dna di Adele Mazza trovate nella casa di Bisceglia, che dal carcere si dichiara innocente. Ma per il procuratore Gabriele Ferretti e per il pm Roberta D'Avolio (da qualche giorno in servizio alla procura dell'Aquila) è lui l'uomo che ad aprile ha ucciso e poi fatto a pezzi la donna.

I risultati dei test del Ris sulle macchie di sangue trovate nella casa di Bisceglia si riferiscono al sopralluogo fatto nel giorno dell'arresto. In quell'occasione i militari sequestrarono un asciugamano, un giaccone e dei tappeti. Tutta la casa venne ispezionata usando il luminol, l'esame che consente di rintracciare tracce di sangue anche se lavate. Nel corso di questi mesi gli esperti hanno ispezionato anche tutti i reperti prelevati nella scarpata di via Franchi, la zona che si trova a pochi metri da via Tordino, e dove furono trovati i resti della donna avvolti in buste di plastica.

Il supertestimone è una persona che abita nel palazzo di via Tordino in cui si trova l'appartamento di Bisceglia, lo stesso in cui, secondo la procura, sarebbe avvenuto l'omicidio di aprile. Ha detto di aver visto la donna entrare in quell'appartamento pochi giorni prima del delitto, una circostanza che sarebbe stata sempre negata dall'uomo. Intanto investigatori e inquirenti proseguono nella ricerca dell'arma del delitto. Un'arma che, è evidente, non è stata ancora trovata. Dopo quattro mesi i carabinieri sono tornati nella casa di via Tordino per sequestrare dieci coltelli. Ci sono tornati dopo che è arrivata la relazione di Vittorio Fineschi, il perito nominato per fare chiarezza proprio sulle armi usate per tagliare il corpo della donna. Ora quei coltelli sono all'esame degli esperti del Ris.

Meno di un mese fa, inoltre, la procura ha fatto sequestrare le lettere scritte da Bisceglia alla compagna. Lettere che vanno da un carcere all'altro, visto che la donna è reclusa a Napoli e che gli inquirenti ritengono importanti per le indagini. Top secret il contenuto delle missive, ma per l'accusa potrebbero essere un indizio chiave.

© RIPRODUZIONE RISERVATA