Di Giacinto confessa e scagiona figlia ed ex
L'arresto dell'imprenditore fa scattare decine di denunce per la truffa delle moto
GIULIANOVA. Giornata cruciale nell'inchiesta sulla maxi truffa con le moto che ha portato all'arresto, martedì all'alba, dell'ex campione e commerciante di moto Erasmo Di Giacinto (59 anni), della figlia Emanuela (31) e dell'ex compagna Ivana Nazionale (54). Ieri si sono svolti gli interrogatori dei tre, rinchiusi nel carcere di Castrogno. Non solo: ieri, sin dalle prime ore sono cominciate a fioccare nuove denunce di clienti truffati alla guardia di finanza.
Intanto le due rivendite, a Giulianova e Martinsicuro, sono state regolarmente aperte. La magistratura non ha inteso procedere ai sequestri.
GLI INTERROGATORI. Ieri si è svolto l'interrogatorio, davanti al gip Marina Tommolini, dei tre arrestati nell'ambito dell'operazione del nucleo di polizia tributaria della Finanza. Erasmo Di Giacinto - assistito da Alessandro De Paulis, che difende anche la figlia - ha ammesso le proprie responsabilità asserendo che è stato lui a gestire tutte le società sia nei rapporti di vendita che con le banche, i fornitori e i debitori. Il sostanza Di Giacinto ha scagionato sia Ivana Nazionale (assistita da Silvia Daccò) che la figlia, sostenendo che lei svolgeva nè più nè meno il lavoro di commessa. Sul tourbillon di fallimenti - gli arresti sono scattati in quanto il pm titolare dell'inchiesta, David Rosati, ha ritenuto imminente il fallimento anche di una sesta società e per il pericolo di fuga all'estero - Di Giacinto ha riconosciuto i debiti e ha parlato di alcune operazioni sfortunate, come una fornitura di moto a un concessionario di Roma, che non gli ha mai pagato un milione e mezzo di euro.
Riguardo alla mancata consegna di moto regolamente pagate, Di Giacinto ha esibito dei documenti che attestano che alcuni mezzi sono stati consegnati, anche se con notevole ritardo. Per lo yacht ancorato a Spalato, Di Giacinto ha sostenuto di aver pagato tutte le rate del leasing. Ai tre sono stati contestati reati che vanno dall'associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale continuata, alla truffa aggravata e continuata, alla ricettazione, all'omessa dichiarazione fiscale, all'insolvenza fraudolenta, alla dichiarazione infedele e altri illeciti di natura valutaria. La posta è alta: sono state accertate distrazioni patrimoniali per più di 13 milioni.
Le indagini degli uomini della Finanza - coordinati dal colonnello Roberto Di Mascio - sono partite dai fallimenti, a cui si sono aggiunte alcune denunce di clienti che raccontavano di aver acquistato moto, di averle pagate, anche con ricorso ad agenzie di finanziamento, ma di non averle mai ricevute. E quando i clienti andavano nei negozi a protestare veniva risposto loro che la società era fallita, peccato che fossero intestate spesso a stranieri nullatenenti e irrintracciabili. Entrambi i legali ieri hanno presentato istanza di revoca della misura cautelare e in subordine gli arresti domiciliari sia per il padre che per ex convivente e figlia.
NUOVE DENUNCE. La notizia dei tre arresti ha avuto come effetto diretto la presentazione di una serie di denunce di clienti che si dichiarano truffati. Ieri sono state più di trenta le segnalazioni giunte alla Finanza, anche al numero 117, provenienti da diverse regioni. Alcune denunce provengono anche dalla costa teramana. Un altro filone dell'indagine, svolta dal pm Stefano Giovagnoni, riguarda le denunce delle case madri. La Malaguti, ma anche Yamaha, Honda e Ducati, si ritengono danneggiate sotto più profili. Pare peraltro che molte moto venissero vendute a prezzi stracciati, con la matricola del telaio abrasa e senza regolare libretto di circolazione.
Intanto le due rivendite, a Giulianova e Martinsicuro, sono state regolarmente aperte. La magistratura non ha inteso procedere ai sequestri.
GLI INTERROGATORI. Ieri si è svolto l'interrogatorio, davanti al gip Marina Tommolini, dei tre arrestati nell'ambito dell'operazione del nucleo di polizia tributaria della Finanza. Erasmo Di Giacinto - assistito da Alessandro De Paulis, che difende anche la figlia - ha ammesso le proprie responsabilità asserendo che è stato lui a gestire tutte le società sia nei rapporti di vendita che con le banche, i fornitori e i debitori. Il sostanza Di Giacinto ha scagionato sia Ivana Nazionale (assistita da Silvia Daccò) che la figlia, sostenendo che lei svolgeva nè più nè meno il lavoro di commessa. Sul tourbillon di fallimenti - gli arresti sono scattati in quanto il pm titolare dell'inchiesta, David Rosati, ha ritenuto imminente il fallimento anche di una sesta società e per il pericolo di fuga all'estero - Di Giacinto ha riconosciuto i debiti e ha parlato di alcune operazioni sfortunate, come una fornitura di moto a un concessionario di Roma, che non gli ha mai pagato un milione e mezzo di euro.
Riguardo alla mancata consegna di moto regolamente pagate, Di Giacinto ha esibito dei documenti che attestano che alcuni mezzi sono stati consegnati, anche se con notevole ritardo. Per lo yacht ancorato a Spalato, Di Giacinto ha sostenuto di aver pagato tutte le rate del leasing. Ai tre sono stati contestati reati che vanno dall'associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale continuata, alla truffa aggravata e continuata, alla ricettazione, all'omessa dichiarazione fiscale, all'insolvenza fraudolenta, alla dichiarazione infedele e altri illeciti di natura valutaria. La posta è alta: sono state accertate distrazioni patrimoniali per più di 13 milioni.
Le indagini degli uomini della Finanza - coordinati dal colonnello Roberto Di Mascio - sono partite dai fallimenti, a cui si sono aggiunte alcune denunce di clienti che raccontavano di aver acquistato moto, di averle pagate, anche con ricorso ad agenzie di finanziamento, ma di non averle mai ricevute. E quando i clienti andavano nei negozi a protestare veniva risposto loro che la società era fallita, peccato che fossero intestate spesso a stranieri nullatenenti e irrintracciabili. Entrambi i legali ieri hanno presentato istanza di revoca della misura cautelare e in subordine gli arresti domiciliari sia per il padre che per ex convivente e figlia.
NUOVE DENUNCE. La notizia dei tre arresti ha avuto come effetto diretto la presentazione di una serie di denunce di clienti che si dichiarano truffati. Ieri sono state più di trenta le segnalazioni giunte alla Finanza, anche al numero 117, provenienti da diverse regioni. Alcune denunce provengono anche dalla costa teramana. Un altro filone dell'indagine, svolta dal pm Stefano Giovagnoni, riguarda le denunce delle case madri. La Malaguti, ma anche Yamaha, Honda e Ducati, si ritengono danneggiate sotto più profili. Pare peraltro che molte moto venissero vendute a prezzi stracciati, con la matricola del telaio abrasa e senza regolare libretto di circolazione.
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