Di Varano lascia il Pd «Andrà sempre peggio»
Il primo cittadino di Isola ricorda gli errori che hanno portato a tante sconfitte «E ora l’asse Ginoble-Verticelli mira solo a salvaguardare rendite di posizione»
TERAMO. E’ un addio al Pd quello che Alfredo Di Varano formula, in una lettera, in alcuni tratti accorata, ai vertici del partito. Lo fa non a caso il giorno prima delle votazioni che incoroneranno Gabriele Minosse segretario provinciale del Pd.
Il sindaco di Isola ricorda che si è iscritto alla Fgci nel 1988, è stato tra i fondatori della Sinistra Giovanile, ha militato ininterrottamente nel Pci, nel Pds, nei Ds e oggi nel Pd. «Dopo 25 anni di militanza, lo sconcerto per le vicende che hanno caratterizzato la vita del partito negli ultimi tempi a tutti i livelli, mi inducono, con estremo rammarico a rinunciare alla tessera e alla militanza nel Partito Democratico», scrive Di Varano. A voce spiega che la decisione è frutto di «una lunga riflessione legata anche a situazioni nazionali, ad esempio la mancata elezione di Prodi a presidente della Repubblica e il fatto che non ci sia stata dopo alcuna riflessione. Sulla situazione locale, ho espresso già malumori». Non a caso Di Varano scrive che «Abbiamo assistito, con crescente sconcerto, alle sconfitte in serie in Comuni di grande tradizione di centro-sinistra, sconfitte spesso dovute alla cacciata dal partito e dal centro sinistra di soggetti che avevano peso elettorale ma che, evidentemente, facevano troppa ombra. Basterà, a mero titolo di esempio, citare i casi di Roseto ed Atri». Spiega che si riferisce all’ostracismo nei confronti di Paolo Basilico ad Atri e dei socialisti a Roseto, che ha avuto «ripercussioni anche sulla perdita della Provincia. Ma potrei citare anche Civitella, Notaresco, Morro d’Oro e Alba, Comuni tradizionalmente di centrosinistra in cui a volte non siamo riusciti ad arrivare nemmeno secondi». Di Varano non fa sconti e scrive: «Abbiamo assistito, in occasione delle primarie per i parlamentari, a casi di comuni dove gli elettori del Partito Democratico erano più numerosi alle primarie che alle elezioni politiche, senza che alcuno si chiedesse il motivo di tale anomalia. Abbiamo assistito, da ultimo, a faccendieri vecchi e nuovi che si rincorrevano sul territorio provinciale, al proliferare delle tessere, alle autocandidature per le elezioni regionali avallate dai caminetti, mai discusse dagli organismi di partito e nei territori, senza alcun senso da parte dei protagonisti del proprio limite, dell’interesse generale del partito e dei cittadini e, quel che è più grave, senza alcuna valutazione da parte degli organismi dirigenti del partito a tutti i livelli del merito e delle competenze». A voce il sindaco è ancor più esplicito: «Temo che le prossime elezioni produrranno sorprese molto amare, sia alle regionali che alle amministrative in comuni molto importanti per noi. Sono a rischio Montorio e Mosciano, ad esempio. L'asse fra Tommaso Ginoble e Marco Verticelli (che sostengono Minosse, ndr) mira solo a salvaguardare rendite di posizione, fa il male del partito. Da centrosinistra più forte in Abruzzo siamo diventati i più deboli: questo deve far riflettere».
Conferma che resta sindaco «fino alla fine del mio mandato e, comunque, finché gli elettori del mio paese vorranno e continuerò nel mio sostegno al centro sinistra nella schiera dei tanti uomini di sinistra liberi e non tesserati». E per essere ancor più chiari, visto l’accordo trasversale con i “gattiani” su cui si regge la sua amministrazione: «Non faccio cambi di casacca, ho un ottimo rapporto con Gatti, l’accordo funziona molto bene nella situazione locale. Ma resto sempre di sinistra». (a.f.)
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