Donna uccisa e fatta a pezzi, il pm di Teramo: “Ergastolo”

Il pm Stefano Giovagnoni conferma la richiesta di pena già formulata nel processo annullato per vizio di forma: carcere a vita per Romano Bisceglia, 55 anni, accusato di aver trucidato l’ex convinvente Adele Mazza

TERAMO. Ergastolo con isolamento diurno e interdizione perpetua dai pubblici uffici. È la richiesta di condanna presentata questa mattina dal pubblico ministero Stefano Giovagnoni al processo in Corte d'Assise contro Romano Bisceglia, il 55enne teramano accusato di aver ucciso e fatto in cinque pezzi, la sua ex convivente Adele Mazza. Poco cambia, nella sostanza, rispetto alla precedente richiesta del primo processo, poi annullato per vizio di forma dai giudici dell'Appello: per la procura teramana chi ha ucciso e fatto in cinque pezzi la donna, a Pasquetta di tre anni fa è stato indiscutibilmente lui.

«Ci sono dati scientifici e processuali inconfutabili - ha spiegato Giovagnoni nelle 5 ore di requisitoria odierne - ma c'è anche l'inesistenza di alternative. Per la pubblica accusa, gli indizi sono forti e concordanti, a cominciare dal sangue dell'imputato trovato sul nastro sul manico del carrello portapacchi su cui sono stati trasportati i pezzi del corpo di Adele, o il sangue della vittima in casa di Bisceglia e sul suo scarpone sinistro, il carrello uguale a quello che i testimoni hanno notato nello scantinato di casa sua. Ma soprattutto le bugie raccontate nel corso delle indagini e un dettaglio non di poco conto, svelato dall'intercettazione ambientale in carcere del 7 aprile, durante il colloquio con l'amica Sofia Marini: Bisceglia si mostra soddisfatto della morte della Mazza e non nasconde una vistosa fasciatura a un dito. Quella medicazione indica una ferita compatibile con quello che ha fatto, dice l'accusa: il depezzamento del cadavere della povera Mazza».

Giovagnoni inquadra l'orario del delitto, tra le 10.30 del giorno di Pasqua e le 10.30 del giorno successivo, pasquetta. Descrive anche la dinamica del delitto: Adele Mazza fa uso di metadone ed eroina, è debilitata, forse abusa anche di alcol e non è in grado di opporre alcuna resistenza. Bisceglia lo sa bene - spiega il pm - e la prende alle spalle, la strangola e poi si preoccupa di far scomparire il corpo, tagliandolo in 5 pezzi. La depezza, lava i pezzi nella vasca da bagno, e poi li chiude negli involucri che lega sul carrello, trasportandoli fino alla scarpata a circa 400 metri da casa sua». Il processo riprenderà domattina con le arringhe delle parti civili; la difesa di Bisceglia ha chiesto di differire la propria alla prossima settimana, quando sarà emessa la sentenza.

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