Dossier Provincia, ecco i dettagli shock
L'ispettore: «Così i dirigenti si davano compensi a vicenda». Oggi parla Catarra
TERAMO. Compensi e incentivi regalati; incarichi e appalti affidati senza alcuna motivazione. Nuovi, inquietanti aspetti di cattiva amministrazione emergono dal dossier consegnato dagli ispettori del ministro Tremonti alla Procura regionale della Corte dei Conti e rivelato dal Centro nell'edizione di ieri.
Il rapporto, di 400 pagine, analizza violazioni e irregolarità di decine di delibere e atti usciti in un decennio dalla Provincia di Teramo. Oggi della vicenda parlerà in conferenza stampa il presidente Valter Catarra insieme alla sua squadra di assessori.
L'immagine che emerge dalle carte è quella di un ente nel caos amministrativo, in balia di una cricca di dirigenti che gestiva arbitrariamente compensi, appalti, incentivi e consulenze d'oro, in uno sperpero continuo di denaro pubblico. L'ispezione dalla quale nasce il dossier risale ad alcuni mesi dopo l'insediamento della nuova giunta di centrodestra, nel giugno del 2009: in seguito ad un esposto il ministero dell'Economia e delle Finanze invia l'ispettore Cesare Carassai che, dopo aver studiato per due mesi e mezzo le carte, tira le somme nel corposo dossier.
Il plico finito sul tavolo di Catarra - e fatto recapitare da un politico di centrodestra alla redazione del Centro - ha naturalmente messo in subbuglio l'ente. Al centro del rapporto ci sono infatti atti riconducibili a dirigenti tuttora in servizio, a ex dirigenti dell'ente e all'ex direttore generale, Francesco Grue. Atti risalenti all'epoca delle amministrazioni di centrosinistra, dal 1999 in poi, guidate prima da Claudio Ruffini e poi da Ernino D'Agostino. Dai due esponenti politici, attualmente consigliere regionale del Pd e capogruppo del Pd in consiglio provinciale, non è arrivato ieri alcun commento sul merito della vicenda.
«Non conosco il documento e quindi non posso dare giudizi», si è limitato a commentare Ruffini. «Ritengo grave che qualcuno abbia voluto rendere note alla stampa queste informazioni, eravamo a conoscenza dell'ispezione ma non sapevamo cosa riguardasse», ha spiegato invece D'Agostino, che ha annunciato per i prossimi giorni una riunione dei gruppi di minoranza.
Il grande potere maturato negli anni dalla classe dirigente della Provincia non era di certo un segreto: l'argomento è stato più volte al centro del dibattito politico soprattutto dal 2004 in poi, dopo l'insediamento di D'Agostino, che tra i primi atti della sua giunta firmò una discussa delibera per l'aumento degli stipendi ai dirigenti. La storia di quegli anni in Provincia viene fuori, parallelamente, anche dalle pagine del dossier. Al punto 10 si spiega, ad esempio, come i dirigenti riuscissero ad attribuirsi a vicenda incarichi (e quindi compensi) per il ruolo di membri di commissioni in concorsi o gare. Si parla poi di «compensi aggiuntivi» sullo stanziamento di fondi Cipe per oltre 70mila e di incarichi affidati a dipendenti part-time dell'ente in palese incompatibilità con le funzioni svolte. Altro capitolo è quello delle violazioni sulle esternalizzazioni di servizi e incarichi, affidati spesso a soggetti esterni - come nel caso della biblioteca - nonostante la presenza di personale interno qualificato, senza alcuna motivazione d'urgenza a legittimare la scelta.
Il rapporto, di 400 pagine, analizza violazioni e irregolarità di decine di delibere e atti usciti in un decennio dalla Provincia di Teramo. Oggi della vicenda parlerà in conferenza stampa il presidente Valter Catarra insieme alla sua squadra di assessori.
L'immagine che emerge dalle carte è quella di un ente nel caos amministrativo, in balia di una cricca di dirigenti che gestiva arbitrariamente compensi, appalti, incentivi e consulenze d'oro, in uno sperpero continuo di denaro pubblico. L'ispezione dalla quale nasce il dossier risale ad alcuni mesi dopo l'insediamento della nuova giunta di centrodestra, nel giugno del 2009: in seguito ad un esposto il ministero dell'Economia e delle Finanze invia l'ispettore Cesare Carassai che, dopo aver studiato per due mesi e mezzo le carte, tira le somme nel corposo dossier.
Il plico finito sul tavolo di Catarra - e fatto recapitare da un politico di centrodestra alla redazione del Centro - ha naturalmente messo in subbuglio l'ente. Al centro del rapporto ci sono infatti atti riconducibili a dirigenti tuttora in servizio, a ex dirigenti dell'ente e all'ex direttore generale, Francesco Grue. Atti risalenti all'epoca delle amministrazioni di centrosinistra, dal 1999 in poi, guidate prima da Claudio Ruffini e poi da Ernino D'Agostino. Dai due esponenti politici, attualmente consigliere regionale del Pd e capogruppo del Pd in consiglio provinciale, non è arrivato ieri alcun commento sul merito della vicenda.
«Non conosco il documento e quindi non posso dare giudizi», si è limitato a commentare Ruffini. «Ritengo grave che qualcuno abbia voluto rendere note alla stampa queste informazioni, eravamo a conoscenza dell'ispezione ma non sapevamo cosa riguardasse», ha spiegato invece D'Agostino, che ha annunciato per i prossimi giorni una riunione dei gruppi di minoranza.
Il grande potere maturato negli anni dalla classe dirigente della Provincia non era di certo un segreto: l'argomento è stato più volte al centro del dibattito politico soprattutto dal 2004 in poi, dopo l'insediamento di D'Agostino, che tra i primi atti della sua giunta firmò una discussa delibera per l'aumento degli stipendi ai dirigenti. La storia di quegli anni in Provincia viene fuori, parallelamente, anche dalle pagine del dossier. Al punto 10 si spiega, ad esempio, come i dirigenti riuscissero ad attribuirsi a vicenda incarichi (e quindi compensi) per il ruolo di membri di commissioni in concorsi o gare. Si parla poi di «compensi aggiuntivi» sullo stanziamento di fondi Cipe per oltre 70mila e di incarichi affidati a dipendenti part-time dell'ente in palese incompatibilità con le funzioni svolte. Altro capitolo è quello delle violazioni sulle esternalizzazioni di servizi e incarichi, affidati spesso a soggetti esterni - come nel caso della biblioteca - nonostante la presenza di personale interno qualificato, senza alcuna motivazione d'urgenza a legittimare la scelta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA