Droga della camorra sulla costa: la sede del processo è in bilico
Il giudice per l’udienza preliminare dell’Aquila rimette gli atti alla Cassazione, che li rimanda al gip I difensori degli imputati (tra loro diversi residenti in Val Vibrata) chiedono la competenza di Napoli
TERAMO. A sei anni e sette mesi dagli arresti che la portarono clamorosamente alla luce, l’inchiesta della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila su un maxi traffico di droga gestito dalla camorra tra il Napoletano e la costa teramana e marchigiana non sfocia ancora in un processo. Anzi, non c’è ancora una parola definitiva sulla competenza territoriale. L’ultimo capitolo della vicenda è un pronunciamento della Corte di cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal giudice per l’udienza preliminare dell’Aquila: quest’ultimo nel giugno 2023, di fronte alla questione di incompetenza territoriale sollevata dalle difese degli imputati, che ritengono Napoli la sede giusta per il procedimento in quanto la “testa” dell’attività delittuosa era nel Napoletano, non ha deciso e ha rimesso gli atti alla Suprema corte. La quale ha risposto: «In tema di competenza territoriale, il giudice che intende rimettere la questione alla Corte di cassazione è tenuto, a pena di inammissibilità, ad analizzare previamente le deduzioni prospettate dalle parti, a tentare di comporle per raggiungere una decisione e ad illustrare compiutamente il percorso interpretativo in concreto effettuato, indicando le ragioni che non hanno consentito di risolvere la questione secondo gli ordinari strumenti processuali». Nel caso in esame, il Gup dell’Aquila avrebbe omesso qualsiasi valutazione in merito alla questione di competenza «precludendo di fatto al giudice di legittimità una decisione. S'impone pertanto la restituzione degli atti al Gip dell'Aquila».
Va aggiunto che il procuratore generale presso la Corte di cassazione aveva chiesto di dichiarare la competenza del tribunale dell’Aquila. Ed è questa la soluzione più probabile verso la quale ci si orienterà. Il procedimento riguarda 28 persone: il “dominus” del traffico è ritenuto Umberto Schettino, un napoletano vicino alla camorra che all’epoca degli arresti – operati dai carabinieri – dimorava a Corropoli. Tra gli arrestati del 2018 anche un albanese e due campani residenti a Martinsicuro, e diversi residenti nelle vicine Marche.(d.v.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Va aggiunto che il procuratore generale presso la Corte di cassazione aveva chiesto di dichiarare la competenza del tribunale dell’Aquila. Ed è questa la soluzione più probabile verso la quale ci si orienterà. Il procedimento riguarda 28 persone: il “dominus” del traffico è ritenuto Umberto Schettino, un napoletano vicino alla camorra che all’epoca degli arresti – operati dai carabinieri – dimorava a Corropoli. Tra gli arrestati del 2018 anche un albanese e due campani residenti a Martinsicuro, e diversi residenti nelle vicine Marche.(d.v.)
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