L’articolo, richiamato in prima pagina, esalta il piatto tradizionale teramano: «È un rito che ci insegna qualcosa»
Elogio delle Virtù su "Repubblica"
Il famoso gastronomo Petrini scrive: «Sono il simbolo della lotta allo spreco»
TERAMO. Carlo Petrini è il noto gastronomo fondatore del movimento Slow food e, da amante e intenditore di tutti i cibi tradizionali, non poteva non soffermarsi sulle nostre Virtù. In un articolo uscito ieri su Repubblica, e richiamato in prima pagina, ha voluto rendere omaggio al piatto teramano per eccellenza. «Un piatto nato per celebrare la fine dell'inverno», si legge, «che rappresenta un rito che ci insegna qualcosa». Un inno al cibo e al risparmio, che in una società consumistica come la nostra acquista una valenza ancora maggiore. Per Petrini, infatti, «quando dicono che il cibo buono costa caro gli rispondo citando le Virtù teramane, perchè sono un piatto poco costoso e di una bontà rara». Una bontà che ha contribuito a renderlo famoso in tutta la regione e che trae la sua tipicità dal lavoro delle donne, «le cui virtù stavano nel riuscire a fare bene questa preparazione complessa». Ovvero, riuscire ad amalgamare e riutilizzare gli alimenti rimasti in dispensa. Un inno contro lo spreco, ma anche «un simbolo di condivisione e appartenenza» che vedeva le varie famiglie scambiarsi il cibo. «Le Virtù ci riconducono al significato sociale del cibo che in tempo di crisi diventa un elemento economico rivoluzionario». Insomma: un simbolo per la nostra provincia, un simbolo della nostra tradizione, che per Petrini diventa anche il simbolo della lotta allo spreco. È dal nostro piatto che nasce la sua proposta di rendere maggio «il mese della lotta allo spreco in campo alimentare. Per noi, per il pianeta e per chi ne ha un dannato bisogno». (p.c.)
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