Esplode la scuola materna
Piano d’Accio, la fuga di gas fa crollare due aule: salvi i 74 alunni già usciti
TERAMO. Il volto di una mamma racconta più di tante parole l’angoscia per quello che poteva essere in un asilo squarciato dallo scoppio di una caldaia. Succede a Piano d’Accio, alle porte della città. Succede alle 18, un’ora e mezza dopo l’uscita dei 74 bambini che ogni giorno frequentano la scuola materna. Quando il boato irrompe, al secondo piano dello stabile – quello che ospita il Centro servizi volontariato – ci sono cinque persone. Escono terrorizzate, ma fortunatamente senza ferite. Racconta uno di loro: «Ho sentito un forte boato e ho visto i vetri che schizzavano».
Due aule della scuola sono completamente sventrate, con i muri divisori a terra e i mattoni sbalzati nel cortile: sono immagini da terremoto quelle che si presentano ai vigili del fuoco che scavano sin da subito per avere la certezza che non ci sia nessuno. E tra i primi ad arrivare proprio un pompiere che abita a pochi metri e che due ore prima era andato a riprendere la figlioletta a scuola. E’ lui il primo a dare l’allarme, mentre la zona si riempie di gente, soprattutto genitori. Sul posto arrivano il sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, il magistrato di turno che apre un’inchiesta per disastro colposo delegando la squadra mobile ad acquisire tutti i documenti necessari, il capo della mobile Gennaro Capasso e il procuratore facente funzioni Bruno Auriemma.
La struttura è comunale, la manutenzione ordinaria e straordinaria avviene attraverso una ditta esterna.
L'esplosione è partita dalla caldaia che in questi giorni è al centro dell’attività di manutenzione avviata dall’impresa a cui il Comune ha esternalizzato i controlli. Saranno le perizie ad accertare cosa sia accaduto in quei locali della scuola. Di sicuro la caldaia è la prima sotto esame, anche se è probabile che ci sia stata una perdita di gas che ha saturato l'ambiente e determinato la violenta esplosione. L'aula che ospita la classe della sezione C della scuola materna ha le travi portanti a vista e sgretolate: ogni giorno qui dentro fanno attività scolastica 25 bambini dei 74 che la scuola ospita. «Sono profondamente scosso», dice Piero Romanelli, l’assessore comunale alla pubblica istruzione arrivato subito con il sindaco Maurizio Brucchi, «sono senza parole e ringrazio Dio per quello che non è successo. Ci siamo subito attivati per trovare una sede provvisoria per ospitare i bambini. Ho parlato con la dirigente Maria Beatrice Mancini (dirigente dell’istituto comprensivo di San Nicolò (ndr)) e la sua vice Marano. La scuola resta chiusa, lunedì si riapre e in questi giorni faremo sapere ai genitori dove saranno ospitati i bambini».
Sul posto arriva anche l’assessore comunale ai lavori pubblici Giorgio Di Giovangiacomo, mentre davanti alla scuola continuano ad arrivare altri genitori, altri residenti. Mentre tutt’intorno c’è ancora un forte odore di gas. E arrivano anche alcuni dipendenti della scuola, in particolare dei collaboratori scolastici, che raccontano come da qualche giorno nel locale della caldaia ci fosse dell’acqua. Una versione fornita anche agli investigatori che già da ieri sera hanno iniziato ad ascoltare gli operai della ditta incaricata della manutenzione della caldaia. E anche oggi negli uffici della questura sfileranno altre persone. L’obiettivo è quello di chiarire subito i perchè di una tragedia sfiorata. (d.p. e l.c.)
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