Facciolini, una vita dedicata alla ceramica
Castelli, il maestro Tullio ha 95 anni e tutti i giorni va nella sua azienda: «Quest’arte non finirà mai»
CASTELLI. Ceramista da sempre e per sempre, anche ora che ha 95 anni e che tutti i giorni continua ad andare nella sua azienda. È la storia Tullio Facciolini, maestro ceramista di Castelli. Grande capacità imprenditoriale, la sua è una passione che lo accompagna sin da bambino quando suo padre Angelo Nicola, che cuoceva la ceramica, lo portava con sé «e io ho ereditato da lui questa passione poi trasformata in arte».
Finita la scuola elementare, non avendo la possibilità di iscriversi all’istituto “d’arte Grue”, a servizio dei maestri della ceramica castellana come ragazzo di bottega si appassiona sempre di più, fin quando comincia a realizzare «pezzi buoni» . Erano quelli gli anni in cui Castelli contava più di 30 botteghe che facevano piatti, vasi, coppe, ceramica d’uso quotidiano, non ceramica artistica, che andava ad alimentare soprattutto il mercato pugliese. «All’epoca i colorifici come oggi non c’erano», racconta, «i ceramisti erano quasi dei chimici, si andava in montagna a prendere la pietra per poi calcificarla e ricavarne il colore. Così come i pennelli che dovevi farti da solo prendendo il pelo dalle orecchie delle mucche e piano piano affinarli». Dopo la guerra Tullio sposa Elvira Giosuè (93 anni) compagna di una vita, dalla quale ha avuto due figli, diventati poi entrambi decoratori: Angelo, che ha studiato architettura, ed Ennio (attuale sindaco di Montorio) che ha studiato all’Accademia delle Belle Arti. Dopo una breve parentesi come decoratore nella Repubblica di San Marino, Tullio rientrò a Castelli, dove si impiegò nella fabbrica di Luigi De Angelis. Qui, oltre ad eseguire accurati paesaggi e composizioni floreali collaborò alla realizzazione del campionario del “moderno”, che nel 1958 servì alla ceramica castellana come strumento di rinnovamento e modernizzazione. Sul finire degli anni 60 collaborò con la società Studio Ceramico Castellano, per poi diventarne uno dei soci.
Nel ‘75 maturò la decisione di mettersi in proprio con una manifattura, la Facciolini Italian Design che, con alterne vicende, continua l’attività fino ad oggi. La sua produzione si caratterizza essenzialmente per la riproposizione di paesaggi castellani tradizionali e del fioraccio classico castellano, che proprio il maestro ceramista lanciò all’incirca 55 anni fa. Fino a quel momento il fiore era semplice, fatto di poche pennellate. Il fioraccio divenne un fiore più elaborato, che rilanciò con un decoro nuovo la ceramica castellana, segnando un periodo, così come il fiore bianco, che viene fuori se crei la base intorno. La differenza per Tullio sta «nel particolare e nella mano di chi lo esegue». Differenza questa che trova concorde anche la sua allieva Anna Santi. «Quante volte il maestro», racconta, «alle tre del mattino era già in laboratorio per sviluppare le sue idee che poi ci mostrava. All’epoca eravamo una trentina di ragazze a lavorare con lui. Il primo pezzo era sempre per la moglie». Da qualche anno Facciolini non decora più perché non vede bene, ma va ancora tutti i giorni in fabbrica dove discute con i pochi operai rimasti. «Gli alti e bassi, come in tutte le cose ci sono sempre stati», dice, «questo è sicuramente un momento buio, ma non sono pessimista. Sono convinto che Castelli continuerà sulla strada della ceramica. Nonostante le difficoltà del momento la ceramica andrà avanti lo stesso perché è un’arte meravigliosa».
Catia Di Luigi
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Finita la scuola elementare, non avendo la possibilità di iscriversi all’istituto “d’arte Grue”, a servizio dei maestri della ceramica castellana come ragazzo di bottega si appassiona sempre di più, fin quando comincia a realizzare «pezzi buoni» . Erano quelli gli anni in cui Castelli contava più di 30 botteghe che facevano piatti, vasi, coppe, ceramica d’uso quotidiano, non ceramica artistica, che andava ad alimentare soprattutto il mercato pugliese. «All’epoca i colorifici come oggi non c’erano», racconta, «i ceramisti erano quasi dei chimici, si andava in montagna a prendere la pietra per poi calcificarla e ricavarne il colore. Così come i pennelli che dovevi farti da solo prendendo il pelo dalle orecchie delle mucche e piano piano affinarli». Dopo la guerra Tullio sposa Elvira Giosuè (93 anni) compagna di una vita, dalla quale ha avuto due figli, diventati poi entrambi decoratori: Angelo, che ha studiato architettura, ed Ennio (attuale sindaco di Montorio) che ha studiato all’Accademia delle Belle Arti. Dopo una breve parentesi come decoratore nella Repubblica di San Marino, Tullio rientrò a Castelli, dove si impiegò nella fabbrica di Luigi De Angelis. Qui, oltre ad eseguire accurati paesaggi e composizioni floreali collaborò alla realizzazione del campionario del “moderno”, che nel 1958 servì alla ceramica castellana come strumento di rinnovamento e modernizzazione. Sul finire degli anni 60 collaborò con la società Studio Ceramico Castellano, per poi diventarne uno dei soci.
Nel ‘75 maturò la decisione di mettersi in proprio con una manifattura, la Facciolini Italian Design che, con alterne vicende, continua l’attività fino ad oggi. La sua produzione si caratterizza essenzialmente per la riproposizione di paesaggi castellani tradizionali e del fioraccio classico castellano, che proprio il maestro ceramista lanciò all’incirca 55 anni fa. Fino a quel momento il fiore era semplice, fatto di poche pennellate. Il fioraccio divenne un fiore più elaborato, che rilanciò con un decoro nuovo la ceramica castellana, segnando un periodo, così come il fiore bianco, che viene fuori se crei la base intorno. La differenza per Tullio sta «nel particolare e nella mano di chi lo esegue». Differenza questa che trova concorde anche la sua allieva Anna Santi. «Quante volte il maestro», racconta, «alle tre del mattino era già in laboratorio per sviluppare le sue idee che poi ci mostrava. All’epoca eravamo una trentina di ragazze a lavorare con lui. Il primo pezzo era sempre per la moglie». Da qualche anno Facciolini non decora più perché non vede bene, ma va ancora tutti i giorni in fabbrica dove discute con i pochi operai rimasti. «Gli alti e bassi, come in tutte le cose ci sono sempre stati», dice, «questo è sicuramente un momento buio, ma non sono pessimista. Sono convinto che Castelli continuerà sulla strada della ceramica. Nonostante le difficoltà del momento la ceramica andrà avanti lo stesso perché è un’arte meravigliosa».
Catia Di Luigi
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