Fadani, è il giorno della sentenza
La procura chiede 30 anni per ognuno dei tre rom accusati di omicidio
ALBA ADRIATICA. Omicidio Fadani: oggi è il giorno della sentenza. La procura di Teramo ha chiesto trent'anni, il massimo della pena con il rito abbreviato, per ognuno dei tre giovani rom accusati di omicidio volontario aggravato per la morte dell'imprenditore albense Emanuele Fadani ucciso con un pugno al termine di una lite fuori da un locale di Alba.
Gli imputati sono i cugini Elvis e Danilo Levakovic, entrambi 22enni, e Sante Spinelli, 33 anni. Elvis qualche settimana dopo l'arresto confessò di aver sferrato lui il pugno poi rivelatosi mortale. Oggi davanti al gup Giovanni de Rensis ci sarà la replica delle parti, dopo che nell'udienza di dieci giorni fa c'è stata la requisitoria del pm Roberta D'Avolio e le arringhe dei difensori.
La procura (il procuratore Gabriele Ferretti e il pm D'Avolio) ha sempre sostenuto che sotto un profilo giuridico non fu un'azione individuale. E il pubblico ministero, nel corso della sua requisitoria, ha parlato non di un solo pugno (uno quello mortale accertato dall'autopsia), ma di più pugni e calci che avrebbero raggiunto l'imprenditore mentre era già a terra. Una ricostruzione, quest'ultima, aspramente contestata dai difensori che ha sollevato una eccezione chiedendo che, proprio alla luce della ricostruzione fatta in aula, ci fosse una modifica del capo d'imputazione.
Emanuele Fadani, 38 anni, venne ucciso la sera del 10 novembre 2009 davanti a un pub di Alba Adriatica, colpito da un pugno sferratogli da uno dei rom, con i quali aveva avuto un litigio all'uscita di un locale. Il caso scatenò una vera e propria sommossa popolare contro la comunità rom della cittadina costiera. Per due giorni ci furono cortei e manifestazioni di protesta davanti alle abitazioni dei nomadi, proprio nel cuore di Alba Adriatica.
Fadani, secondo quanto emerso nell'inchiesta, sarebbe stato preso a pugni dopo essere intervenuto per difendere l'amico a sua volta colpito da Danilo. A colpire l'imprenditore albense sarebbe stato, per sua stessa ammissione, il solo Elvis. E un solo pugno alla testa, secondo l'autopsia, sarebbe stato fatale alla vittima. I familiari di Fadani si sono costituiti parte civile, così come Graziano Guercioni, l'amico che quella sera si trovava con lui davanti al locale di Alba. (d.p.)
Gli imputati sono i cugini Elvis e Danilo Levakovic, entrambi 22enni, e Sante Spinelli, 33 anni. Elvis qualche settimana dopo l'arresto confessò di aver sferrato lui il pugno poi rivelatosi mortale. Oggi davanti al gup Giovanni de Rensis ci sarà la replica delle parti, dopo che nell'udienza di dieci giorni fa c'è stata la requisitoria del pm Roberta D'Avolio e le arringhe dei difensori.
La procura (il procuratore Gabriele Ferretti e il pm D'Avolio) ha sempre sostenuto che sotto un profilo giuridico non fu un'azione individuale. E il pubblico ministero, nel corso della sua requisitoria, ha parlato non di un solo pugno (uno quello mortale accertato dall'autopsia), ma di più pugni e calci che avrebbero raggiunto l'imprenditore mentre era già a terra. Una ricostruzione, quest'ultima, aspramente contestata dai difensori che ha sollevato una eccezione chiedendo che, proprio alla luce della ricostruzione fatta in aula, ci fosse una modifica del capo d'imputazione.
Emanuele Fadani, 38 anni, venne ucciso la sera del 10 novembre 2009 davanti a un pub di Alba Adriatica, colpito da un pugno sferratogli da uno dei rom, con i quali aveva avuto un litigio all'uscita di un locale. Il caso scatenò una vera e propria sommossa popolare contro la comunità rom della cittadina costiera. Per due giorni ci furono cortei e manifestazioni di protesta davanti alle abitazioni dei nomadi, proprio nel cuore di Alba Adriatica.
Fadani, secondo quanto emerso nell'inchiesta, sarebbe stato preso a pugni dopo essere intervenuto per difendere l'amico a sua volta colpito da Danilo. A colpire l'imprenditore albense sarebbe stato, per sua stessa ammissione, il solo Elvis. E un solo pugno alla testa, secondo l'autopsia, sarebbe stato fatale alla vittima. I familiari di Fadani si sono costituiti parte civile, così come Graziano Guercioni, l'amico che quella sera si trovava con lui davanti al locale di Alba. (d.p.)
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