Fadani, la procura accusa i 3 rom
Chiusa l'inchiesta: i cugini Levakovic e Spinelli imputati di omicidio
TERAMO. Delitto Fadani: a sette mesi dalla morte dell'imprenditore di Alba ammazzato a pugni la procura chiude l'inchiesta e mette nero su bianco l'accusa di omicidio volontario, aggravato da motivi abietti, a carico dei tre giovanissimi rom in carcere. Nei giorni scorsi il procuratore Gabriele Ferretti e il sostituto Roberta D'Avolio (titolare del caso) hanno firmato l'avviso di conclusione delle indagini. L'impianto accusatorio è quello messo in piedi al termine di indagini complesse, di testimonianze, consulenze e risposte arrivate dal Ris, il raggruppamento investigazioni scientifiche dei carabinieri.
L'ACCUSA. Per la procura ad uccidere a pugni Emanuele Fadani, 38 anni, padre di una bimba, sono stati Sante Spinelli, e i cugini Danilo ed Elvis Levakovic, tutti poco più che ventenni. Elvis, nel corso di un faccia a faccia con il pm D'Avolio ha detto di essere stato lui a colpire la vittima con un pugno al volto e di essere scappato per paura. Il rom, infatti, venne arrestato qualche ora dopo i funerali di Fadani: si nascondeva in un palazzina di Alba.
IL VIDEO. Una ricostruzione, quella fatta dal giovane nel corso dell'interrogatorio in carcere, che sarebbe stata confermata anche dalle immagini delle telecamere di sorveglianza della banca che si trova proprio davanti al pub in cui la notte dell'11 novembre scorso l'imprenditore venne ammazzato durante una lite.
IL RICORSO. L'avviso di conclusione è stato firmato con un ricorso pendente in Cassazione, su cui i giudici della suprema Corte si dovrebbero pronunciare a settembre. Il ricorso è quello presentato dalla procura contro la scarcerazione di Spinelli, che nel mese di aprile è stato rimesso in libertà dal gip Marina Tommolini. Secondo il provvedimento del gip, arrivato all'indomani della riconsegna della perizi medica con cui si sostiene che Fadani è morto con un solo violento pugno alla testa, a carico dell'uomo sarebbero venuti meno i gravi indizi. Di diverso avviso la procura che ha espresso parere negativo alla scacerazione e successivamente ha fatto ricorso anche al tribunale del Riesame. Ricorso respinto dai giudici dell'Aquila, che hanno confermato l'ordinanza del gip. All'indomani del provvedimento il procuratore Ferretti aveva sottolineato che «sotto un profilo giuridico non è stata un azione individuale». Va detto che il tribunale del Riesame, subito dopo l'applicazione della misura cautelare a carico dei tre rom, si era già espresso sul caso, respingendo la richiesta di scarcerazione e riconoscendo la necessità della misura cautelare in carcere.
L'ACCUSA. Per la procura ad uccidere a pugni Emanuele Fadani, 38 anni, padre di una bimba, sono stati Sante Spinelli, e i cugini Danilo ed Elvis Levakovic, tutti poco più che ventenni. Elvis, nel corso di un faccia a faccia con il pm D'Avolio ha detto di essere stato lui a colpire la vittima con un pugno al volto e di essere scappato per paura. Il rom, infatti, venne arrestato qualche ora dopo i funerali di Fadani: si nascondeva in un palazzina di Alba.
IL VIDEO. Una ricostruzione, quella fatta dal giovane nel corso dell'interrogatorio in carcere, che sarebbe stata confermata anche dalle immagini delle telecamere di sorveglianza della banca che si trova proprio davanti al pub in cui la notte dell'11 novembre scorso l'imprenditore venne ammazzato durante una lite.
IL RICORSO. L'avviso di conclusione è stato firmato con un ricorso pendente in Cassazione, su cui i giudici della suprema Corte si dovrebbero pronunciare a settembre. Il ricorso è quello presentato dalla procura contro la scarcerazione di Spinelli, che nel mese di aprile è stato rimesso in libertà dal gip Marina Tommolini. Secondo il provvedimento del gip, arrivato all'indomani della riconsegna della perizi medica con cui si sostiene che Fadani è morto con un solo violento pugno alla testa, a carico dell'uomo sarebbero venuti meno i gravi indizi. Di diverso avviso la procura che ha espresso parere negativo alla scacerazione e successivamente ha fatto ricorso anche al tribunale del Riesame. Ricorso respinto dai giudici dell'Aquila, che hanno confermato l'ordinanza del gip. All'indomani del provvedimento il procuratore Ferretti aveva sottolineato che «sotto un profilo giuridico non è stata un azione individuale». Va detto che il tribunale del Riesame, subito dopo l'applicazione della misura cautelare a carico dei tre rom, si era già espresso sul caso, respingendo la richiesta di scarcerazione e riconoscendo la necessità della misura cautelare in carcere.
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