Forum H2O: «L’Asl ha fatto la cosa giusta»
Gli ambientalisti difendono il divieto di bere in 32 comuni: «Il sistema è fragile, non si può rischiare»
TERAMO. «La Asl ha fatto il suo dovere nell'imporre una restrizione d'uso dell'acqua a tutela dei cittadini, come fanno normalmente tutte le Asl italiane». Per il Forum H2O - i cui esponenti saranno oggi alle 16.30 nella sede di Teramo Nostra per un incontro pubblico sul caso Gran Sasso - non c'è dubbio che, in merito a quanto accaduto martedì scorso, quando a Teramo e in altri 31 comuni della provincia è stata comunicata la non potabilità dell'acqua captata dal Gran Sasso, il provvedimento restrittivo della Asl fosse obbligatorio.
«Senza conoscere la sostanza responsabile del cattivo odore dell'acqua e la relativa concentrazione, in un contesto vulnerabile come il Gran Sasso, era doveroso tutelare la popolazione da rischi», continuano gli ambientalisti, e aggiungono: «Quanto avvenuto, anche per quanto riguarda il toluene e le altre sostanze trovate il 4 e il 5 maggio, in realtà non fa che ribadire la necessità di mettere in sicurezza le captazioni ed evidenziare i rischi che sta correndo uno dei patrimoni idrici più importanti d'Italia, visto che le concentrazioni di diclorometano, cloroformio e ora toluene, nei diversi episodi di criticità avvenuti negli ultimi tempi, hanno superato i limiti di legge ambientali. Al momento della segnalazione della non conformità per odore e sapore, avvenuta per iscritto dal laboratorio competente (Arta) su plurimi campioni, compreso uno di acqua della rete di distribuzione - prosegue la nota del Forum H20 - non era stata individuata la sostanza responsabile del cattivo odore dell'acqua. In quel momento in teoria poteva esserci di tutto. Anche solo per buon senso (ma sono le norme a dirlo), chi può pensare di prendersi la responsabilità di dare da bere a 300.000 persone acqua maleodorante e di cattivo sapore senza conoscere qual è la causa del problema?».
Tra l'altro, sottolinea ancora la nota, «la/e sostanza/e responsabile/i del cattivo odore non è/sono stata/e tuttora identificata/e e, pertanto, ancora in questo momento nulla si può dire sull'eventuale pericolosità». La captazione al Gran Sasso, ricorda ancora il Forum H2O, «avviene in un contesto assai complesso e, come denunciato da tempo, strutturalmente non a norma rispetto alle leggi. Sulle captazioni possono incidere centinaia se non migliaia di sostanze, essendoci un laboratorio e un'autostrada con migliaia di passaggi di mezzi. Non siamo in una montagna vergine senza alcuna pressione antropica».
«Senza conoscere la sostanza responsabile del cattivo odore dell'acqua e la relativa concentrazione, in un contesto vulnerabile come il Gran Sasso, era doveroso tutelare la popolazione da rischi», continuano gli ambientalisti, e aggiungono: «Quanto avvenuto, anche per quanto riguarda il toluene e le altre sostanze trovate il 4 e il 5 maggio, in realtà non fa che ribadire la necessità di mettere in sicurezza le captazioni ed evidenziare i rischi che sta correndo uno dei patrimoni idrici più importanti d'Italia, visto che le concentrazioni di diclorometano, cloroformio e ora toluene, nei diversi episodi di criticità avvenuti negli ultimi tempi, hanno superato i limiti di legge ambientali. Al momento della segnalazione della non conformità per odore e sapore, avvenuta per iscritto dal laboratorio competente (Arta) su plurimi campioni, compreso uno di acqua della rete di distribuzione - prosegue la nota del Forum H20 - non era stata individuata la sostanza responsabile del cattivo odore dell'acqua. In quel momento in teoria poteva esserci di tutto. Anche solo per buon senso (ma sono le norme a dirlo), chi può pensare di prendersi la responsabilità di dare da bere a 300.000 persone acqua maleodorante e di cattivo sapore senza conoscere qual è la causa del problema?».
Tra l'altro, sottolinea ancora la nota, «la/e sostanza/e responsabile/i del cattivo odore non è/sono stata/e tuttora identificata/e e, pertanto, ancora in questo momento nulla si può dire sull'eventuale pericolosità». La captazione al Gran Sasso, ricorda ancora il Forum H2O, «avviene in un contesto assai complesso e, come denunciato da tempo, strutturalmente non a norma rispetto alle leggi. Sulle captazioni possono incidere centinaia se non migliaia di sostanze, essendoci un laboratorio e un'autostrada con migliaia di passaggi di mezzi. Non siamo in una montagna vergine senza alcuna pressione antropica».