Frode fiscale, condannato il red del fitness
Due anni all’imprenditore delle palestre Leo Valentini. Restano sequestrati i beni per 475mila euro. Cade però l’accusa di truffa
TERAMO. La truffa è caduta, ma questo non è bastato per evitare una condanna a due anni. Leo Valentini, titolare della palestra Sport Club Interamnia e uno dei più conosciuti imprenditori del fitness della provincia, ieri è stato condannato per frode fiscale, dichiarazione fraudolenta e dichiarazione infedele. Il pm Silvia Scamurra aveva chiesto due anni e quattro mesi senza attenutanti generiche. Il pubblico ministero, inoltre, aveva concluso la sua requisitoria chiedendo il dissequestro di beni per 475mila euro dell’imprenditore. Si tratta di beni sigillati nel 2009 su ordine del gip per una cifa equivalente a quanto l’accusa all’epoca riteneva fosse stato indebitamente intascato. Ma la richiesta de l dissequestro, motivata dal pm sulla base di un recente pronunciamento della Cassazione, non è stata accolta. Il giudice monocratico Roberto Veneziano, oltre ai due anni, ha condannato l’imprenditore( difeso dall’avvocato Guglielmo Marconi) a un periodo di interdizione di due anni da ogni carica.
L’inchiesta della procura teramana, delegata agli uomini della sezione di polizia giudiziaria della Finanza, era nata da una normale ispezione tributaria nella palestra. I finanzieri si erano insospettiti perchè lo Sport Club Interamania risultava avere una serie di “filiazioni” onlus, cioè non lucrative, mentre secondo l’accusa si trattava palesemente d i un’attività imprenditoriale a tutti gli effetti. «Le attività promosse», ha detto a questo proposito il pm nel corso della sua requisitoria, «non erano finalizzate alla promozione dell’attività sportiva ma al benessere individuale». Secondo l’accusa (titolare del caso all’epoca fu il pm Valentina D’Agostino oggi in servizio alla procura di Pescara) l’imprenditore, avvalendosi dell’interposizione fittizia di altri soggetti nella gestione della società, qualificata come onlus, avrebbe frodato il fisco abbattendo sistematicamente l’imposizione fiscale. Ovvero, secondo l’accusa, la parola onlus avrebbe permesso a Valentini, nella sua veste di amministratore, di usufruire di agevolazioni in ogni settore, altrimenti inaccessibili, ivi comprese quelle previdenziali e assistenziali. Di diverso avviso il difensore di Valentini, l’avvocato Marconi, che a questo proposito nella sua arriga ha dichiarato: «nessuno si è avvalso di niente per ottenere una fiscalità diversa». La difesa si riserva di leggere le motivazioni della sentenza per decidere se fare appello. Ma, chiuso questo procedimento almeno in primo grado, per Valentini il 3 dicembre inizierà un altro processo.
L’ex preparatore atletico del Teramo calcio, infatti, di recente è stato rinviato a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato al termine di una seconda inchiesta (il titolare è il pm Bruno Auriemma) che riguarda sempre la gestione di un’altra società sportiva.
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