Gasdotto esploso, il pm chiede 14 condanne e 4 assoluzioni 

Richieste pene per complessivi 24 anni: gli imputati sono tutti dipendenti del gruppo Snam rete gas Resta in piedi la contestazione del reato di disastro colposo, prescritto quello di incendio boschivo

TERAMO. I tempi (lunghi) dei procedimenti giudiziari a scandire otto anni trascorsi per sapere il perché il 6 marzo del 2015 a Mutignano di Pineto esplose il gasdotto Snam e solo per fortunate coincidenze senza contare vittime. Già svuotato di tutte le parti civili (proprietari di case danneggiate, associazioni ambientaliste ed enti locali hanno ottenuto dei risarcimenti e quindi non si sono costituiti), il processo passato da un giudice all’altro è arrivato al momento delle richieste della Pubblica accusa per i 18 imputati, tutti dipendenti del gruppo Snam rete gas. Nell’udienza di ieri, davanti al giudice monocratico Emanuele Ursini, il pm Silvia Scamurra (titolare del fascicolo) ha chiesto 4 assoluzioni e 14 condanne per complessivi 24 anni di pena. Per tutti resta la contestazione del reato di disastro colposo, mentre per quello di incendio boschivo colposo è stato lo stesso pm a chiedere l’assoluzione per intervenuta prescrizione.
Il pm ha chiesto una condanna a due anni ciascuno per Alessandro Troiano e Lorenzo Razzi, nella loro veste (nel periodo dei fatti) il primo di dirigente per la sicurezza nel distretto centro orientale e il secondo di preposto al centro di Chieti; due anni ciascuno sono stati chiesti per Valentino Pistone, Gianmario Giurlani, Paola Elisabetta Bonandrini e Roberto Cati, responsabili tecnici per il distretto centro orientale nel periodo in cui, secondo l’accusa della Procura, «insorgevano le problematiche di aggravio di tensione sulla condotta nel tratto esploso e venivano eseguiti interventi di stress release». Un anno e sei mesi ciascuno la pena chiesta per Claudio Ghibaudo, Gianpaolo Annoni, Vincenzo Vigo, Francesca Zanninotti (tutti dirigenti per la sicurezza dal 2011 al 2015) e Benedetto Rigolini, Pasquale Iozzo, Angelo D’Ercole, Alberto Ausilii, responsabili tecnici per il distretto interessato da ottobre 2010 al 2015 a cui la Procura contesta, si legge negli atti, «la mancata pianificazione/predisposizione di misure supplementari per il controllo dei movimenti di versante». L’assoluzione è stata chiesta per Sergio Busacca, Luca Schieppati, Daniele Gamba e Maurizio Zangrandi per non avere commesso il fatto. Si torna in aula a gennaio per le arringhe dei difensori. L'esplosione avvenne in occasione di una frana verificatasi dopo due mesi di piogge in un’area classificata a moderato rischio idrogeologico. Sotto accusa, in particolare, le modalità con cui nel 2010 furono realizzati alcuni lavori di messa in sicurezza di quel tratto di gasdotto. Secondo la Procura fin dal 2008 le costanti attività di monitoraggio svolte dalla società sulle tubature avrebbero messo in luce come la condotta, nella parte poi esplosa, si fosse alzata di circa 26 centimetri rispetto al 2001.
©RIPRODUZIONE RISERVATA