Giallo della pittrice uccisa: i Santoleri rottamano l’auto, la Procura gliela sequestra
Per la quarta volta scattano i sigilli per la Fiat Seicento dopo la decisione di figlio ed ex marito. La difesa dei due indagati: «Un provvedimento inutile, stiamo valutando se impugnarlo»
GIULIANOVA. La quarta volta rischiava quasi di passare sotto silenzio, lontano da quella selva di telecamere che per mesi è rimasta davanti all’abitazione di Giulianova.
Ma l’ennesino sequestro della Fiat Seicento di Simone e Giuseppe Santoleri, figlio ed ex marito indagati per omicidio, segna una importante tappa nella complessa inchiesta sulla morte della 64enne pittrice teatina Renata Rapposelli. Perchè questa volta il provvedimento è stato disposto dalla per evitare la rottamazione della macchina. Qualche mese fa, infatti, il figlio ha comprato una a nuova vettura e tra le opzioni scelte con il rivenditore c’era quella dello sconto per la rottamazione della vettura. Quella su cui, sospettano gli investigatori, potrebbe essere stato trasportato il cadavere della donna. E allora ieri mattina, giorno in cui ci sarebbe dovuta essere la consegna della vettura, il pm di Ancona Andrea Laurino ha fatto eseguire il provvedimento di sequestro probabilmente ipotizzando a carico dei due una volontà di cancellare per sempre una possibile prova. Poche righe in cui non si fa cenno alla rottamazione ma si scrive: «Ritenuta la necessità di porre sotto sequestro l’autovettura perchè occorre procedere ad effettuare ulteriori rilievi tecnici trattandosi di vettura che potrebbe essere stata utilizzata per il trasporto del cadavere». Sulle gomme di quell’auto sono stati trovati segni di terriccio che potrebbero essere compatibili con quello della scarpata di Tolentino, il luogo in cui il corpo della donna è stato trovato qualche mese dopo la scomparsa.
Dice l’avvocato Gianluca Reitano, legale dei due insieme ai colleghi Gianluca Carradori e Alessandro Angelozzi: «Per quanto ci riguarda si tratta di un provvedimento inutile perchè la macchina è stata più volte sequestrata e analizzata. Stiamo valutando la possibilità di impugnare il provvedimento nelle sedi opportune» .Gli investigatori non lo hanno mai negato: è un’indagine complessa che sconta molti ritardi. Ma le piccole conquiste messe insieme raccontano di qualche passo in avanti. Nessuno si sbilancia, ma il sovrapporsi serrato di esami e confronti accende più riflettori sul come e il perchè di quello che per la Procura di Ancona è l’omicidio di Renata Rapposelli,. E’ ormai chiaro che gli inquirenti della Procura dorica (fino a questo momento territorialmente competente per la presentazione della denuncia) siano sempre più convinti che la donna sia stata uccisa a Giulianova e successivamente trasportata fino a Tolentino per essere poi abbandonata in una scarpata. Perchè l’ultima traccia (con il suo cellulare che aggancia la cella telefonica della stazione e poi diventa irraggiungibile) la pittrice la lascia proprio nella cittadina teramana dove il 9 ottobre scorso arriva in treno per incontrare figlio ed ex marito che non vedeva ormai da anni.
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