I pm De Feis e Sciarretta titolari dell'inchiesta

Giulianova, appalti e tangenti: arresti confermati 

Il Tribunale del Riesame respinge i ricorsi, resta da discutere solo quello della dirigente comunale Maria Angela Mastropietro

GIULIANOVA. Confermati gli arresti. Il tribunale del riesame dell’Aquila ha respinto i ricorsi per la scarcerazione o la revoca degli arresti domiciliari per sette degli otto indagati arrestati il 23 maggio scorso nell’ambito dell’inchiesta Castrum su un presunto giro di tangenti al Comune di Giulianova e alla Asl di Teramo per gli appalti pubblici. L’ordinanza è stata depositata l’altro ieri, ultimo giorno utile prima della decadenza delle misure cautelari per alcuni degli indagati, e notificata ieri dagli avvocati difensori: ai magistrati resta ancora da esprimersi sul ricorso presentato dai legali della dirigente comunale Maria Angela Mastropietro, la cui posizione dovrebbe essere decisa domani o al massimo tra un paio di giorni. Secondo i giudici del riesame, dunque, a quasi un mese dagli arresti che hanno sconvolto il Comune e tutto il mondo politico di Giulianova restano intatte le esigenze cautelari ravvisate dal gip di Teramo Domenico Canosa che ha accolto le richieste di arresto formulate dai sostituti procuratori Andrea De Feis e Luca Sciarretta, titolari dell’inchiesta. I motivi che, in base alle norme del codice, giustificano l’arresto sono il pericolo di fuga, il pericolo che l’indagato possa commettere dei gravi reati o reiterare quelli per cui è stato arrestato, e il pericolo di inquinamento delle prove. Non si sa, al momento, quali di queste motivazioni siano alla base del rigetto dei ricorsi presentati dagli indagati: in ogni caso, nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita il 23 maggio scorso si fa specifico riferimento al fatto che le indagini preliminari sono ancora in corso, per cui è necessario compire altri atti come l’acquisizione di ulteriori documenti che gli indagati potrebbero manipolare o nascondere, sottraendo una possibile fonte di prova. È quindi probabile che i giudici del riesame abbiano riconosciuto che questa esigenza di custodia cautelare sia ancora valida e in base a tale motivazione abbiano respinto le istanze di revoca degli arresti.
E così, in attesa di conoscere l’esito del ricorso della Mastropietro, restano in carcere il marito Stefano Di Filippo, ingegnere e imprenditore, titolare, insieme alla moglie, dell’azienda di costruzioni al centro delle indagini, e i fratelli imprenditori Andrea e Massimiliano Scarafoni. Ai domiciliari restano l’ex amministratore della società municipalizzata Giulianova Patrimonio Filippo Di Giambattista, l’ex assessore comunale alle finanze Nello Di Giacinto, il collaboratore di Di Filippo Sergio Antonilli e il funzionario tecnico della Asl Carmine Zippilli.
Complessivamente nell’inchiesta Castrum ci sono 25 indagati, accusati, a vario titolo, di corruzione, tentata concussione, abuso d’ufficio, falsità in atti pubblici in materia di edilizia e urbanistica. I fatti contestai dagli inquirenti sono vari e quasi tutti vedono al centro dell’inchiesta la Mastropietro e il marito. In particolare la ex dirigente comunale (l’incarico le è stato revocato) avrebbe «per diversi anni sistematicamente asservito la funzione pubblica esercitata e i propri poteri, in cambio di denaro e altre indebite utilità per sé e per il proprio marito, agli interessi privati di svariati soggetti». Queste le parole pronunciate all’indomani degli arresti dal procuratore di Teramo Antonio Guerriero, che aveva poi aggiunto: «Dagli approfondimenti è emerso che le plurime e gravi condotte di corruzione, tentata concussione e tentata induzione indebita a dare o promettere utilità sono state poste in essere mediante richieste di denaro o di intestazioni di beni immobili in favore di se stessa e del coniuge; in altri casi mediante richieste di consulenze, fittizie o comunque sovrafatturate, in favore del coniuge».
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