la sentenza
Giulianova, Cirsu: il tribunale dichiara il fallimento
Per il giudice ci sono problemi economici non più risolvibili con il piano di risanamento, nominati tre curatori
GIULIANOVA. E’ una sentenza di fallimento a mettere la parola fine, almeno per ora, all’attività del Cirsu, il consorzio per la gestione dei rifiuti i cui soci sono i Comuni di Bellante, Morro d’Oro, Notaresco, Mosciano, Giulianova e Roseto. L’ha firmata il giudice delegato al fallimento Giovanni Cirillo: una sentenza motivata da venti pagine in cui, in sintesi, si evidenziano soprattutto situazioni economiche non più risolvibili con il piano di risanamento presentato dal consorzio. Con lo stesso dispositivo il giudice ha nominato curatori fallimentari i i commercialisti Gabriele Bottini ed Eda Silvestrini e l’avvocato Carlo Arfè, fissando per il 15 dicembre l’adunanza di approvazione dello stato passivo.
Il pronunciamento del giudice fallimentare arriva dopo che nel marzo scorso lo stesso tribunale teramano aveva rigettato la richiesta di fallimento accettando il piano di risanamento aziendale presentato dal consorzio. Ma successivamente la Corte d’Appello dell’Aquila ha accolto il reclamo presentato dall’Aia, Abruzzo igiene ambiente, la società del gruppo Deco e ha ripassato la palla al tribunale di Teramo per la dichiarazione del fallimento del Cirsu. La vicenda gira tutta attorno al debito di 2 milioni e 250.000 euro accumulato dal Cirsu nei confronti dell'Abruzzo igiene ambiente, che fino al 2011 ha costituito la parte privata della Sogesa, società ex braccio operativo del Cirsu addetta alla raccolta dei rifiuti nei Comuni consorziati, nonché alla gestione del polo di Grasciano. Un debito frutto del mancato pagamento, da parte del Cirsu, delle azioni dell'Aia acquisite nel momento in cui la Sogesa divenne completamente pubblica. Secondo quanto previsto dal piano di risanamento approvato dal tribunale di Teramo, il Cirsu avrebbe dovuto liquidare il proprio debito nei confronti dell'Aia entro il luglio del 2014, ma questo non è mai avvenuto; anzi il Cirsu ha fatto richiesta ai giudici del sequestro conservativo del credito vantato da Aia, in quanto non più riconosciuto. Tale istanza è stata respinta. A febbraio la Corte d'appello ha riconosciuto la validità del reclamo della società del gruppo Deco, contestando al Cirsu la mancata presentazione dello statuto, dell'atto costitutivo e soprattutto delle ragioni per cui sarebbe infondato il credito avanzato dall'Aia, e sollevando dubbi sul rispetto delle regole, da parte del Cirsu e dei propri soci, che farebbero del consorzio una società "in house". «Di conseguenza non pare sia possibile escludere l'assoggettabilità del Cirsu al fallimento», decretano i giudici aquilani, «anche in considerazione dell'ulteriore rilievo che esso non sembra svolgere direttamente l'attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti, tant'è che ha ritenuto necessario costruire una società mista, la Sogesa, così assumendo la qualità di mera società finanziaria».(d.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA