il caso

Giulianova, condannata per bancarotta ma non lo sa: arrestata

Ingegnere giuliese di 53 anni in carcere da 48 ore per concorso in bancarotta fraudolenta: deve scontare tre anni e sei mesi. Ha presentato un ricorso al magistrato di sorveglianza

GIULIANOVA. Prima di entrare in carcere ai familiari ha detto di non aver mai saputo di essere stata condannata. Mariagiuseppina Di Filippo, 53 anni, incensurata, ingegnere, consulente di alcune multinazionali soprattutto francesi, da 48 ore è in una cella del carcere di Castrogno dopo che è diventata esecutiva la sentenza con cui il 19 maggio di quest’anno il tribunale di Teramo l’ha condannata a tre anni e sei mesi per concorso in bancarotta fraudolenta. Nessuno ha fatto ricorso in appello e il 12 settembre la sentenza di primo grado è diventata definitiva.

Il che ha significato, vista la condanna superiore ai tre anni, che sono scattati tutti quei meccanismi burocratici destinati a trasformarsi un’ordinanza di carcerazione. Ovvero l’ingresso in una cella del penitenziario di Castrogno. «Una vicenda sicuramente insolita», dice l’avvocato Eugenio Galassi, che da meno di 48 ore si occupa del caso e non ha seguito la vicenda processuale, «ho immediatamente presentato istanza al magistrato di sorveglianza per chiedere gli arresti domiciliari o l’affidamento ai servizi sociali. Ci auguriamo una risposta in tempi relativamente brevi vista la situazione complessiva».

Inizialmente si era sparsa la voce che la Di Filippo da qualche tempo vivesse a Parigi e che fosse rientrata da poco in città per trascorrere le feste, ma i familiari l’hanno smentito sostenendo che la donna abbia la residenza a Gulianova dove vive ed assiste l’anziana madre malata. «Si sposta spesso per impegni di lavoro che ha soprattutto in Francia», hanno detto, «ma la sua residenza è a Giulianova dove tra l’altro usufruisce della legge 104 per la madre». I fatti finiti nel processo risalgono a febbraio del 2012 e riguardano una società di cui la donna si occupava insieme ad altri. Dopo il fallimento è scattata un’inchiesta che ha portato la procura ad aprire un fascicolo per concorso in bancarotta fraudolenta. Ed è con questa ipotesi di reato che l’ingegnere è finito a processo davanti al tribunale teramano. Un processo che si è concluso con la condanna e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, oltre al divieto di ricoprire cariche societarie per dieci anni. «Ma lei non ha mai saputo niente», dicono i familiari, «è evidente che se l’avesse saputo avrebbe fatto ricorso in appello. Cosa che invece non è successo proprio perchè lei non sapeva nulla. Ora speriamo che possa uscire dal carcere nel più breve tempo possibile».

La donna, consulente di varie multinazionali soprattutto francesi, è esperta in particolare di materiale plastico e ha al suo attivo alcuni brevetti per il settore nautico.

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