Giulianova, si rovina alle slot: adesso rischia il posto

Fa sparire migliaia di euro all’ente per cui lavora: è uno dei 40 casi gravi di ludopatia raccontati dal Sert giuliese

GIULIANOVA. Un dipendente pubblico, con trent’anni di stimata carriera alle spalle, rischia il licenziamento per aver sottratto all'ente per cui lavora del denaro con il quale giocare alle slot machine. Un ragazzo disoccupato apre una sala slot e diventa vittima lui stesso delle macchine da gioco. Sono solo due esempi dell'universo delle ludopatie, che vede ogni giorno di più crescere il numero delle persone affette da dipendenze legate al gioco d'azzardo. Un aiuto concreto a tali soggetti, tra i quali uomini e donne, giovani ed anziani, disoccupati e laureati professionisti, viene fornito dal Sert di Giulianova, che ha organizzato dei progetti per affrontare tali problematiche e «fare rete» con altre realtà del territorio. Quello situato a Giulianova, in via Turati (statale 16), è l'unico Sert abruzzese ad aver finora avviato progetti volti al contrasto delle ludopatie.

Le caratteristiche del disagio. Sono circa 40, il doppio rispetto al 2012, i pazienti affetti da dipendenze legate al gioco compulsivo che, in questi primi mesi del 2013, hanno avviato un percorso di cura all'interno della struttura diretta da Cesare Di Carlo. Un numero compreso negli oltre 700 pazienti assistiti dal Sert, interessati da tossicodipendenze, problemi alcol-correlati e gioco compulsivo: una piaga che, negli ultimi due anni, ha conosciuto un incremento significativo. Non sono solo anziani e disoccupati gli utenti che si rivolgono al Sert per ricevere assistenza psicoterapica e sconfiggere la dipendenza da macchinette da gioco, di quelle che, a partire dagli ultimi anni, è possibile trovare in bar, tabaccherie e locali dedicati al gioco. Tra i pazienti figura, ad esempio, uno stimato dipendente pubblico che, da un giorno all'altro, si scopre intrappolato nella dipendenza da gioco compulsivo. L'uomo fa man bassa del denaro contenuto nelle casse del luogo nel quale lavora da trent’anni, crea un enorme buco pari a decine di migliaia di euro e, scoperto, rischia il licenziamento. Spesso, spiega il direttore del Sert Di Carlo, tali individui sono persone sole, senza relazioni sociali e, non di rado, con un'attitudine all'abuso di alcolici. Un'altra faccia della ludopatia è quella rappresentata da giovani i quali, nella disperata ricerca di un lavoro, individuano uno sbocco professionale nell'apertura di sale slot, ormai sempre più presenti nel tessuto urbano. Ma, una volta all'interno di tali strutture, ne diventano vittime, sperperando i magri risparmi proprio di fronte ad una macchina.

Gli altri casi. «Spesso la ludopatia è l'ultimo approdo di soggetti affetti da polidipendenze, come droghe, alcol, internet e circondati da famiglie con problemi», afferma Di Carlo. «Ci sono anche persone di mezza età che, non avendo una grossa vita sociale e relazionale, si rifugiano nelle sale slot, afflitti dalla disperazione e vedendo nell'azzardo una sorta di miracolo. Più è povera la situazione economica di tali soggetti, più è ampio il rischio della ludopatia. Ma ci sono anche laureati che cercano la ricchezza nel gioco». I soggetti che si rivolgono al Sert vengono "traghettati" dalle famiglie oppure si presentano spontaneamente, spesso quando prendono atto che la propria situazione è divenuta insostenibile. Al termine della psicoterapia c'è chi si reca al Sert per ringraziare il personale della struttura per il supporto offerto, ma il team di Di Carlo effettua comunque delle verifiche a sei mesi o un anno dalla fine della terapia per controllare il risultato raggiunto. «Non facciamo miracoli», precisa Di Carlo, «ma abbiamo il dovere di dare risposte a chi ce le chiede, anche se con una sola psicologa facciamo difficoltà a seguire i tanti utenti del Sert. L'offerta è limitata mentre la domanda si è amplificata, e la Regione spesso non ha fondi sufficienti per garantire gli strumenti necessari», conclude il medico in merito alla necessità di una seconda psicologa nella struttura.

Sandro Petrongolo

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