Guerriglia, c’è l’inchiesta Identificati dieci violenti
Rischiano denunce per danni nelle due notti di assalti.
ALBA ADRIATICA. Parte l’inchiesta sugli assalti alle case dei rom. I carabinieri di Alba, guidati dal capitano Pompeo Quagliozzi, e la Digos hanno identificato dieci persone, ma il numero sembra destinato ad aumentare. E nei loro confronti potrebbero ben presto scattare delle denunce per danneggiamento. E non solo. Gli investigatori, che stanno vagliando anche altre ipotesi di reato, hanno sequestrato tre video, ritenuti di fondamentale importanza nel lavoro di identificazione di coloro che mercoledì e giovedì sera hanno assaltato le case dove vivono i rom, lanciando sassi contro le finestre, rovesciando auto e in alcuni casi cercando anche di incendiare le abitazioni. E’ stato identificato e ascoltato l’uomo dal cui cellulare nei giorni scorsi è partito l’invito a partecipare alle manifestazioni. Per mercoledì sera era stata organizzata una fiaccolta nel ricordo della vittima, ma dopo qualche ore la manifestazione è degenerata.
I manifestanti hanno assaltato via Battisti e poi sono andati in via Bafile, dove hanno incendiato e ribaltato la macchina del padre di uno dei tre giovanissimi nomadi arrestati con l’accusa di aver ucciso a pugni l’imprenditore. Giovedì una seconda serata di guerriglia, ancora in via Battisti e via Bafile, dove i manifestanti si sono radunati per tornare a lanciare sassi contro le case dei rom e a urlare slogan contro la loro presenza. E tra i video sequestrati dagli investigatori ci sono proprio le immagini delle persone che cercano di mandare in frantumi i vetri. Non solo. Sono state acquisite anche delle fotografie, definite utili nel difficile lavoro di identificazione che le forze dell’ordine stanno portando avanti in queste ore.
Un’opera complessa che tra breve finirà sul tavolo del magistrato, che potrebbe aprire un fascicolo proprio sugli scontri. E intanto, mentre sul lungomare di Alba da ieri sera sono comparsi anche i vigili del fuoco, le forze dell’ordine tornano nuovamente a lanciare appelli contro la violenza.
Così come giovedì mattina, nel corso di una conferenza stampa, ha fatto il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Antonio Salemme. «La violenza non può essere la risposta alla violenza», ha detto, «la risposta la dà lo Stato e l’attività di prevenzione é di grande efficacia in questa fetta di territorio. Due episodi in tre mesi non devono far sorgere il dubbio di un’assenza dell’Arma sul territorio. Lo dimostra il nostro tempestivo intervento e il fatto che abbiamo subito assicurato i responsabili alla giustizia, nel delitto De Meo come in questo.
I manifestanti hanno assaltato via Battisti e poi sono andati in via Bafile, dove hanno incendiato e ribaltato la macchina del padre di uno dei tre giovanissimi nomadi arrestati con l’accusa di aver ucciso a pugni l’imprenditore. Giovedì una seconda serata di guerriglia, ancora in via Battisti e via Bafile, dove i manifestanti si sono radunati per tornare a lanciare sassi contro le case dei rom e a urlare slogan contro la loro presenza. E tra i video sequestrati dagli investigatori ci sono proprio le immagini delle persone che cercano di mandare in frantumi i vetri. Non solo. Sono state acquisite anche delle fotografie, definite utili nel difficile lavoro di identificazione che le forze dell’ordine stanno portando avanti in queste ore.
Un’opera complessa che tra breve finirà sul tavolo del magistrato, che potrebbe aprire un fascicolo proprio sugli scontri. E intanto, mentre sul lungomare di Alba da ieri sera sono comparsi anche i vigili del fuoco, le forze dell’ordine tornano nuovamente a lanciare appelli contro la violenza.
Così come giovedì mattina, nel corso di una conferenza stampa, ha fatto il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Antonio Salemme. «La violenza non può essere la risposta alla violenza», ha detto, «la risposta la dà lo Stato e l’attività di prevenzione é di grande efficacia in questa fetta di territorio. Due episodi in tre mesi non devono far sorgere il dubbio di un’assenza dell’Arma sul territorio. Lo dimostra il nostro tempestivo intervento e il fatto che abbiamo subito assicurato i responsabili alla giustizia, nel delitto De Meo come in questo.