I commercianti: «Senza il Delfico affari in calo del 40 per cento» 

Gli esercenti di piazza Dante e dintorni: «Qui è il deserto, c’è chi non apre neanche più di pomeriggio I lavori di adeguamento sismico dell’edificio vanno fatti l’estate prossima, bisogna riaprirlo subito» 

TERAMO. Un calo degli affari del 40% e un senso di desolazione «che ci proietta in una dimensione surreale simile a quella del lockdown, che mai avremmo voluto rivivere». È Luca Boschi, tabaccaio, a scattare la fotografia del commercio in piazza Dante dopo il sequestro del convitto liceo Delfico. Una fotografia che parla di silenzio, di strade vuote e attività in crisi che in alcuni casi neppure aprono più nel pomeriggio. La chiusura della scuola, ordinata dal tribunale lo scorso 3 ottobre nell'ambito di un'inchiesta della magistratura sulla sicurezza, ha avuto un effetto a cascata sulla vita sociale ed economica della città. E, in modo particolare, sull'area attorno al Delfico. Boschi e i tanti commercianti del quartiere sono amareggiati e si trovano a fare i conti con un calo di presenze e incassi considerevole: le scuole allocate nello storico edificio ospitavano, fra studenti e personale, circa 1.500 persone. Un movimento enorme che di colpo è venuto meno anche per il commercio: dal tabaccaio al negozio di ottica, dai bar alla pizzeria, dalla cartolibreria al rivenditore di strumenti musicali fino ai parrucchieri, sono decine le attività che accusano un crollo degli incassi.
L’APPELLO: RIAPRIRE SUBITO
E FARE I LAVORI D’ESTATE
«Questa situazione sta creando grosse difficoltà non solo a noi, ma a tutto il centro storico», dicono i commercianti di piazza Dante e via Carducci, «c’è chi il pomeriggio non apre affatto e chi chiude alle 17. Tanto in giro non c'è nessuno». I negozianti confidano in una rapida riapertura del Delfico, in forza anche dei rilievi tecnici che si stanno svolgendo in questi giorni e i cui esiti saranno allegati all'istanza di dissequestro che la Provincia sta per depositare in Procura. «Su questo aspetto siamo fiduciosi e chiediamo con decisione però che, una volta dissequestrata la scuola, questa torni subito a vivere», aggiunge Boschi, «sappiamo che sull'edificio la Provincia dovrà fare lavori di adeguamento sismico, ma chiediamo che vengano eseguiti d'estate. Ci aspettiamo dal sindaco D'Alberto che continui a supportarci anche su questo fronte e che nel dialogo con la Provincia si faccia portavoce di questa nostra posizione».
LA DELUSIONE DEGLI STUDENTI:
traditi da voi adulti
Se i commercianti si dicono esasperati, non è migliore lo stato d'animo degli studenti. Delusi e indignati, ieri hanno diramato una lunga lettera, a firma dei rappresentanti del Delfico, che si apre così: «Stiamo male. Stiamo male, perché ci è stata tolta la casa e non sapremo quando potremo rientrarvi. Stiamo male perché ancora una volta siamo noi a pagare i vostri errori. Stiamo male perché non ci sentiamo considerati. Stiamo male per colpa vostra». Il “voi” è agli adulti che stanno gestendo la situazione Delfico, rei di sottovalutare in primis il diritto allo studio. I ragazzi rivendicano le loro ragioni, il loro sistema valoriale, i loro sogni e ricordano i disagi che sono costretti a patire con le lezioni pomeridiane in altre sedi: «Trentacinque minuti di lezione non possono chiamarsi tali, soprattutto in vista degli esami di maturità, e peraltro non consentono il raggiungimento del monte ore previsto. Per non parlare della noncuranza rivolta in particolare nei confronti di alcuni indirizzi specifici. Sono state stravolte le abitudini giornaliere di centinaia di famiglie e ragazzi, anche con il ricollocamento in altre sedi, perché costrette a rivedere le proprie organizzazioni, con conseguenze anche economiche e disagi logistici. Sono stati lasciati senza casa sessanta convittori o, nella migliore delle ipotesi, dislocati in posti non facilmente raggiungibili. È stata colpita al cuore l’economia del centro di Teramo. Decreterete la fine del liceo Delfico, a causa di iscrizioni che crolleranno per il prossimo anno se non si dovesse rientrare subito in quella struttura. Pensate sia possibile che il nostro liceo diventi l’ennesimo rudere abbandonato nel cuore della nostra città?». Infine, la richiesta ribadita con forza: «Vogliamo rientrare, in sicurezza, in quella scuola, ma il prima possibile».
©RIPRODUZIONE RISERVATA