I familiari di Gabriella: «È stato il suo ultimo gesto d’amore» 

Il marito Pino Casalena e i figli Lorenzo e Francesco dopo la donazione degli organi della donna: «Per 30 anni in prima linea al Pronto soccorso e sempre vicina alle sofferenze dei pazienti»

TERAMO. Ci sono gesti che per sempre racconteranno chi siamo e parole che vanno oltre. Come quelle di Pino Casalena: «La donazione degli organi è stato il suo ultimo gesto d’amore per gli altri e per la vita». A parlare è il marito di Gabriella Mazza, l’operatrice socio sanitaria 60enne morta per una devastante emorragia cerebrale.
Tra poco tempo avrebbe raggiunto i trent’anni di attività al Pronto soccorso del Mazzini in una vita professionale sempre in prima linea. Casalena, segretario provinciale dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani, in passato presidente della Ruzzo Reti e dirigente locale dei Ds, parla con i figli Lorenzo e Francesco: «Le tante espressioni di commosso cordoglio che ci sono giunte in questi giorni da parte dei colleghi di lavoro, degli amici, dei conoscenti confermano quanto noi già sapevamo: Gabriella è stata una moglie, una mamma e una lavoratrice che ha lasciato un segno indelebile nell’animo di tutti quelli che l’hanno conosciuta. Per noi familiari lo strazio di averla persa è lacerante, ma sapere che le sue doti di grande umanità e altruismo sono così ampiamente riconosciute è motivo di grande consolazione e orgoglio per averla avuta come mamma e come moglie».Una vita professionale dedicata agli altri con competenza e professionalità, ma soprattutto con quell’umanità in grado di fare la differenza in una realtà come un Pronto soccorso. «Un ringraziamento sentito al Pronto soccorso dell’ospedale Mazzini dove Gabriella prestava la sua instancabile opera da quasi trent’anni», continuano i familiari, «altrettanto doveroso è il nostro grazie al reparto di Anestesia e Rianimazione. Tutto il personale sanitario ha mostrato grande professionalità unita a un senso di umana partecipazione che noi familiari non dimenticheremo mai e di cui saremo sempre riconoscenti». E il suo amore per la professione che aveva scelto lo ha trasmesso ai figli impegnati come operatori socio sanitari in due reparti dell’ospedale Mazzini.
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