I pugnali di Parolisi mostrati al superteste
Carabinieri a Somma Vesuviana dallo zio di Melania con le armi sequestrate al caporale dell'esercito
TERAMO. I coltelli di Parolisi mostrati al superteste. E’ successo qualche giorno fa, quando i carabinieri sono andati in trasferta a Somma Vesuviana per incontrare Salvatore Rea e fargli vedere dei coltelli.
Salvatore Rea è l’uomo che sostiene di di aver visto un piccolo coltello nella macchina di Salvatore Parolisi, il caporal maggiore a processo con l’accusa di aver ucciso la moglie con 35 coltellate nel bosco di Ripe. Non sembra aver riconosciuto nelle armi che gli sono state mostrate il coltello visto nell’auto del nipote. L’uomo è stato sentito dai carabinieri proprio nel giorno in cui il giudice Marina Tommolini ha concesso il rito abbreviato. Ai carabinieri Salvatore Rea ha raccontato che a marzo dell’anno scorso, quindi un mese prima che Melania fosse uccisa, ha visto un piccolo coltello, di quelli multiuso a serramanico, nel cassetto portaoggetti dell’auto di Parolisi. L’uomo fa il meccanico e in quell’occasione Parolisi gli aveva portato la vettura per un controllo. Lo zio di Melania ha detto di averlo ricordato solo dopo aver sentito Valentina, l’amica della vittima, che ha detto di aver visto Salvatore usare un piccolo coltello multiuso per aprire le ostriche in un ristorante. Ma di quel coltello oggi non c’è traccia.
Nell’auto di Parolisi, infatti, non è stata trovato nulla. Dei coltelli da cucina sono stati sequestrati nella casa di Folignano, dove la coppia abitava. Un altro coltello è stato sequestrato nell’armadietto della caserma militare in cui il caporal maggiore addestrava le soldatesse.
Ma si tratterebbe di coltelli la cui lama non è assolutamente compatibile con quella con cui la vittima è stata massacrata. Intanto venerdì 30 marzo il giudice Tommolini assegnerà a due medici (un medico legale e una genetista) l’incarico per la super perizia sull’ora della morte e risentirà i tre testimoni la cui audizione è stata chiesta dalla difesa di Parolisi proprio nell’ambito dell’abbreviato. (d.p.)
Salvatore Rea è l’uomo che sostiene di di aver visto un piccolo coltello nella macchina di Salvatore Parolisi, il caporal maggiore a processo con l’accusa di aver ucciso la moglie con 35 coltellate nel bosco di Ripe. Non sembra aver riconosciuto nelle armi che gli sono state mostrate il coltello visto nell’auto del nipote. L’uomo è stato sentito dai carabinieri proprio nel giorno in cui il giudice Marina Tommolini ha concesso il rito abbreviato. Ai carabinieri Salvatore Rea ha raccontato che a marzo dell’anno scorso, quindi un mese prima che Melania fosse uccisa, ha visto un piccolo coltello, di quelli multiuso a serramanico, nel cassetto portaoggetti dell’auto di Parolisi. L’uomo fa il meccanico e in quell’occasione Parolisi gli aveva portato la vettura per un controllo. Lo zio di Melania ha detto di averlo ricordato solo dopo aver sentito Valentina, l’amica della vittima, che ha detto di aver visto Salvatore usare un piccolo coltello multiuso per aprire le ostriche in un ristorante. Ma di quel coltello oggi non c’è traccia.
Nell’auto di Parolisi, infatti, non è stata trovato nulla. Dei coltelli da cucina sono stati sequestrati nella casa di Folignano, dove la coppia abitava. Un altro coltello è stato sequestrato nell’armadietto della caserma militare in cui il caporal maggiore addestrava le soldatesse.
Ma si tratterebbe di coltelli la cui lama non è assolutamente compatibile con quella con cui la vittima è stata massacrata. Intanto venerdì 30 marzo il giudice Tommolini assegnerà a due medici (un medico legale e una genetista) l’incarico per la super perizia sull’ora della morte e risentirà i tre testimoni la cui audizione è stata chiesta dalla difesa di Parolisi proprio nell’ambito dell’abbreviato. (d.p.)
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