LE INDAGINI
Il caso Borexino entra nell’inchiesta sugli incidenti
Acquisiti gli atti del 2002 quando si verificò lo sversamento di trimetilbenzene dai laboratori di fisica nucleare
TERAMO. Gli atti dell’inchiesta sul caso Borexino entrano nel fascicolo aperto dalla Procura teramana sull’emergenza acqua e sono stati già acquisiti. Perchè l’obiettivo degli inquirenti (un pool di tre magistrati coordinati dal procuratore Antonio Guerriero è quello di accertare eventuali responsabilità penali ricostruendo la storia recente del sistema Gran Sasso. E in questo contesto s’inserisce l’inchiesta, poi conclusa con svariati patteggiamenti e oblazioni per gli allora vertici dell’istituto di fisica nucleare, scattata dopo che 16 agosto del 2002 si verificò lo sversamento dai laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso di un ingente quantitativo di trimeltibenzene, sostanza chimica utilizzata nell'esperimento Borexino. La sostanza inquinante finì in un fosso e poi nel fiume Vomano suscitando forte allarme nell’opinione pubblica.
Al termine dell’inchiesta cadde il reato più grave, quello di avvelenamento di acque e delitto colposo contro la salute pubblica: l'indagine confermò lo sversamento dell’ingente quantità di trimetilbenzene nelle acque, ma anche le consulenze dell'accusa non riuscirono a dimostrare l'effettivo avvelenamento. Per questa ipotesi di reato il pm titolare del caso David Mancini (oggi sostituto procuratore alla distrettuale) chiese e ottenne l’archiviazione da parte del gip. Restarono in piedi, dando vita ai patteggiamenti e alle oblazioni, quelli di scarichi di acque reflue industriali non autorizzati, sversamento di sostanze tossiche e pericolose, deturpamento delle bellezze naturali, violazione degli obblighi di notifica. Nei giorni scorsi, intanto, nell’ambito della nuova inchiesta ci sono state altre acquisizioni di documentazione. La delega alle indagini è stata fatta ai carabinieri del Noe. (d.p.)
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