Il punto nascita di Atri si può salvare
L’ultimo decreto Lorenzin consente alla Regione di chiedere deroghe alla chiusura. Appelli di Marcone e Monticelli
ATRI. La Regione, se vuole, può salvare il punto nascita di Atri. L’appiglio viene dal creto firmato dal ministro Beatrice Lorenzin l’11 novembre. Intanto il ministro chiarisce, nero su bianco, che nelle “linee di indirizzo” sulla sicurezza del percorso nascita « il parametro standard per il mantenimento/attivazione esclude la possibilità di punti nascita al di sotto dei 500 parti all’anno». Già questo è un passo avanti, in quanto nel documento del 2010 il limite non era specificato a chiare lettere. E quindi il punto nascita di Atri, con i suoi 514 parti nel 2014, sarebbe già al sicuro.
Ma c’è di più. Nel recente decreto si dispone che il Comitato percorso nascita nazionale «esprime un parere sulle richieste di deroga relativamente ai punti nascita con volumi di attività inferiore ai 500 parti avanzate dalla Regioni». E quindi la Regione può chiedere la deroga per Atri.
Un’opportunità che secondo il Comune la Regione deve cogliere al volo. «Dal nuovo decreto viene fuori questa opportunità che prima non era stata considerata, l'amministrazione comunale chiede con fermezza che la Regione torni sui propri passi ripristinando il servizio di ostetricia del San Liberatore», dichiara l’assessore Giammarco Marcone, «essendo chiaramente emersa la volontà del ministro di tutelare i punti nascita aventi determinate caratteristiche. Avendo nel 2014 registrato più di 500 parti, alla luce di quanto disposto dal decreto il nostro punto nascita non avrebbe proprio dovuto essere chiuso. Come atriani non accetteremo mai di subire un ulteriore sopruso soprattutto se il provvedimento di mantenimento riguarderà solo alcuni punti nascita e non il nostro. In altre parole non esistono figli e figliasti». Il riferimento, forse, è alla voce secondo cui l’unico punto nascita che sarà salvato è a Sulmona.
Tempestiva anche la presa di posizione del consigliere regionale del Pd Luciano Monticelli, che ha scritto una lettera a D’Alfonso e all’assessore Paolucci, a cui si sono associati anche Sandro Mariani (Pd), Andrea Gerosolimo e Mario Olivieri (Ac). «Numerose sono state le critiche ricevute dalla sua decisione di ridurre da 12 a 8 i punti nascita pubblici del sistema ospedaliero abruzzese. In particolare, in molti le hanno contestato un eccesso di zelo nell'applicazione dell'accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, firmato dal suo predecessore Chiodi, che avrebbe esposto gli abitanti delle zone interne dell'Abruzzo a gravissimi disagi», scrive Monticelli che, alla luce dell’ultimo decreto chiede «con forza di riconsiderare le decisioni prese alla luce della nuova normativa, al fine di non sottoporre i cittadini abruzzesi a disagi e disservizi non necessari».
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