Il Teramo vuole uno stadio di proprietà 

Trattative in fase avanzata per acquistare il terreno, l’impianto costerebbe 5 milioni di cui 4 finanziati dal Credito sportivo

TERAMO. Uno stadio, nuovo, per il Città di Teramo. Un progetto che sta muovendo i primi passi ma che ha già un suo perimetro definito in termini di luoghi, costi, spazi, finalità. La società calcistica del presidente Filippo Di Antonio, unitamente a un consorzio di imprese teramane, sta lavorando alla possibilità di realizzare il nuovo impianto a San Nicolò a Tordino, nella zona del cimitero. Sull'indiscrezione, anticipata qualche sera fa dal giornalista Walter Cori nella trasmissione sportiva Supergol, i diretti interessati mantengono al momento un certo riserbo ma qualcosa di concreto e più dettagliato sul progetto nelle ultime ore è trapelato.
IL PROGETTO. Il nuovo impianto da 4mila spettatori potrebbe sorgere su un terreno di tre ettari, di proprietà della famiglia Ruscitti, che si trova fra il cimitero di San Nicolò e il ristorante Green Park. Le trattative per la compravendita dell'area, che in tempi recenti era stata oggetto di interesse anche da parte del Comune di Teramo, sono in fase avanzata così come le attività volte a delineare la fattibilità e sostenibilità economica del progetto. Il nuovo stadio avrebbe un costo di 5 milioni di euro: la gran parte di questa somma, 4 milioni, potrebbe essere reperita dal Credito Sportivo, che contempla finanziamenti a fondo perduto oltre che per enti pubblici anche per società sportive che abbiano determinati requisiti. E il Città di Teramo li avrebbe. Il milione di euro mancante verrebbe invece stanziato dal consorzio di imprese che si occuperebbe della realizzazione materiale dell'impianto, recuperando dal Città di Teramo l'investimento in un tempo successivo tramite un accordo – basato sugli incassi delle partite e altre attività – sul quale si sta già lavorando. La costruzione dello stadio richiederebbe fra i quattro e i sei mesi attraverso l'utilizzo di sistemi di edilizia modulare che permetterebbero, in un secondo momento, anche di ampliarne la capienza. Il progetto consentirebbe alla società calcistica, al pari di altre realtà simili in Italia, di avere un proprio stadio con tutto ciò che ne deriva in termini di autonomia e libertà di organizzazione anche di attività parallele o diverse rispetto a quelle della prima squadra.
IL NODO BONOLIS. Le ragioni all'origine di questa idea imprenditoriale risiederebbero nella volontà da parte del Città di Teramo di dotarsi di un patrimonio immobiliare che le darebbe ulteriore solidità economica e certezze logistiche, e non sarebbero in contrasto con il futuro utilizzo del Bonolis. Questo, laddove andasse in porto l'accordo fra Comune e Soleia (che dovrà essere votato in consiglio comunale il prossimo 30 settembre), tornerebbe a essere la casa del Teramo. Circostanza che richiederà, in ogni caso, l'emanazione da parte dell’amministrazione di un bando per l'affidamento della gestione al quale dovrebbe rispondere la società di Di Antonio, aggiudicandoselo. Se tutto questo percorso si dovesse così perfezionare, lo stadio di San Nicolò potrebbe essere riferimento per il settore giovanile del Teramo e per attività collaterali con finalità sportive e il Bonolis diventare punto fermo per la prima squadra. Va ricordato che, in base all'accordo fra Comune e Soleia, lo stadio di Piano d'Accio nei mesi estivi sarà sempre e comunque nella disponibilità della società di Iachini, che non ha mai nascosto l'intenzione di utilizzarlo per eventi musicali e spettacoli. Circostanza che, di fatto, precluderà al Città di Teramo la possibilità di realizzare qualsiasi iniziativa in quei mesi, dall'organizzazione di tornei ad amichevoli con squadre di alto livello.
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