Il tribunale rilancia “Alberto il fornaio”

Lo storico panificio, dichiarato fallito, non viene chiuso ma risanato dai curatori e poi venduto all’asta: salvi 28 posti

TERAMO. Quando il fallimento non significa la morte di un’azienda. Quello che è accaduto al panificio industriale “Alberto il fornaio” marchio storico che rifornisce supermarket fra Abruzzo e Marche purtroppo è un caso quasi unico. Ma d’altronde il giudice fallimentare Flavio Conciatori nel corso degli anni ha sempre adottato, dove possibile, formule che garantissero il salvataggio delle imprese.

“Alberto il fornaio” è stata dichiarata fallita il 4 luglio 2011 e il tribunale ha disposto l’esercizio provvisorio dell' attività: una strada forse più rischiosa, se vogliamo una scommessa per mantenere in vita una realtà produttiva. Sono stati nominati curatori fallimentari i commercialisti Gabriele Bottini, Mario Marini e l’avvocato Luana Di Francesco che per due anni e mezzo hanno gestito l’azienda arrivando persino a conseguire degli utili. E sono addirittura aumentati i dipendenti: da 26 (di cui due a tempo determinato) a 28 (ma nei periodi di punta anche 30-32). Alla fine del percorso di risanamento l'azienda è stata messa all'asta: il 10 dicembre sono stati due i “contendenti” che hanno rilanciato, l’Aesa srl il cui legale rappresentante è Alberto Panetta e la Fgf Opere srl di Angelo Facciolini. L’azienda teramana è stata aggiudicata a quet’ultima, per 870mila euro e l’impegno è a continuare la produzione per altri due anni.

Si è conclusa nel migliore dei modi un’operazione che ha presentato diversi lati positivi. Addirittura i curatori - che hanno tenuto a lavorare come coadiutori anche l’ex proprietario Alberto Di Filippo e il figlio, preziosi per il loro bagaglio di esperienza – sono riusciti anche a fare beneficenza: il pane che è tornato indietro è stato donato alla Caritas, che ne ha ricevuti in totale 12mila chili.

Ma è stato un vantaggio anche per la collettività: non si è fatto ricorso nè a cassa integrazione nè a mobilità con un risparmio di circa 2 milioni. Inoltre in questi mesi sono stati pagate puntualmente un milione 276mila euro di retribuzioni nette e sono stati versati come contributi e imposte 824mila euro. Il mercato di riferimento ha avuto anche una leggera espansione: se alla dichiarazione di fallimento i colossi della distribuzione che “Alberto il fornaio” rifornisce, come Conad, Tigre-Gabrielli e Sma sono entrati in fibrillazione, presto hanno capito che il piano di salvataggio era ben solido. E in questi due anni e mezzo l’azienda ha commercializzato nuovi prodotti, come il pane alle noci e alle olive, mantenendo un’ area di riferimento che va da Spoltore all’Ascolano. Ora si apre un’altra fase, con gli utili (il fatturato medio in 30 mesi è stato di 160mila euro al mese) e i proventi della vendita, parte dei debiti saranno soddisfatti ed è salvo un marchio storico.

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