Imprese, 37 fallimenti 20 solo nelle manifatture
Nei primi nove mesi dell’anno c’è stata un’impennata nei concordati preventivi Crollano gli occupati nelle micro aziende, lieve incremento in quelle più grandi
di Antonella Formisani
TERAMO
La tanto annunciata ripresa resta una chimera, almeno in provincia di Teramo. Per ora è meglio parlare di un crollo che si sta arrestando. E’ questo il quadro delineato dai dati congiunturali della Camera di commercio.
Natalità e mortalità. Il dato per così dire positivo è che la natalità e mortalità delle imprese è tornata a bilanciarsi. Nel terzo trimestre di quest’anno le iscrizioni sono state 461 e le cancellazioni 458: è confortante se si pensa che nei periodi precedenti le imprese che hanno gettato la spugna erano nettamente superiori a quelle in attività. La dicono lunga i numeri sulla natalità e mortalità dall’inizio dell’anno a settembre: 1.884 nuove iscrizioni, 1.967 cancellazioni. Fra le imprese che nascono molte, 442, sono nel commercio: questo non perchè il settore sia immune dalla crisi, ma perchè è quello in cui l’accesso è più semplice, soprattutto per chi è rimasto senza lavoro.
La conferma indiretta è nella mortalità delle imprese in cui di nuovo il primato è del commercio (412), seguito dalle costruzioni (318).
Le imprese femminili. Le aziende in rosa, nei primi 9 mesi dell’anno,mostrano una leggera flessione: ne sono nate 506, il 3,6% in meno del corrispondente periodo del 2012. A sorpresa aumentano invece nel settore manifatturiero (87, +20,8%) ed edile (29, +141,7%).
Le imprese giovanili. Anche in questo caso la dinamica è negativa: nei primi 9 mesi del 2013 i giovani hanno aperto 541 imprese (-5,1%). Gli unici dati positivi sono nel manifatturiero (77, +32,8%) e turismo (74, 4,2%).
Le imprese straniere. La crisi colpisce anche gli stranieri: 348 le nuove imprese con un -3,6%. Unico dato positivo il manifatturiero (113, +25,6%).
Le procedure concorsuali. In provincia 37 imprese sono state dichiarate fallite nei primi 9 mesi dell’anno. Il dato segna un calo del 58%. Venti hanno riguardato aziende manifatturiere, cinque quelle edili, cinque commerciali, una azienda nelle assicurazioni e credito e due nei servizi. Di contro, aumentano i concordati preventivi e gli accordi di ristrutturazione dei debiti: ce ne sono stati 16, con un aumento del 100%, la maggior parte nelle società di capitale. Per quanto riguarda i settori, La maggioranza è sempre nel manifatturiero (9), tre nelle costruzioni e altrettante nel commercio e una nell’agricoltura.
A parte vanno però considerati anche gli scioglimenti e liquidazioni volontarie: ne sono stati 336 nei primi 9 mesi, di cui 56 fra luglio e settembre. Gli occupati. Il segno che la crisi si sta attenuando, ma solo per alcuni, è dato dalle variazioni nel numero di occupati nelle imprese. Nel secondo trimestre 2013 le aziende più grandi mostrano dei tenui segnali di inversione di tendenza: quelle più grandi fanno segnare un +8,4% di addetti, quelle medie un +3,7% quelle piccole un 1,6% ma quelle micro (cioè sotto i 9 dipendenti) un -8,1%. In questa categoria c’è la maggioranza delle imprese in provincia: 19.764. Le micro imprese e le piccole (occupano da 10 a 49 dipendenti) che sono 1.069 nel Teramano, rappresentano la vera ossatura del sistema produttivo locale. Che però si conferma - e i dati sugli addetti ne sono una riprova - la parte più debole, quella meno strutturata e poco presente sui mercati stranieri, che subisce ancora in maniera pesante le bordate della crisi.
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