Imu, aumenti fino al 60% per i teramani

Tra due mesi la prima rata: la tassa colpirà i proprietari di negozi, uffici e seconde case

TERAMO. Aumenti di quasi il 60% su seconde case, negozi e uffici e un nuovo esborso oscillante tra 150 e oltre 200 euro per le abitazioni principali. Saranno questi gli effetti innescati dall'entrata in vigore dell'Imu, l'imposta sugli immobili. La simulazione messa a punto dall'ufficio finanziario del Comune confronta la nuova tassa con l'Ici calcolandone l'impatto sulle tasche dei contribuenti. Una prima differenza sostanziale sta nel fatto che la vecchia imposta, la cui ultima riscossione risale al 2008, non si applicava alla prime case. Per questi immobili, i proprietari dovranno pagare una nuova tassa che andrà da 151 a 216 euro a seconda della collocazione sul territorio. La rendita catastale in base a cui si calcola l'Imu, infatti, varia di zona in zona: è più alta in centro e più bassa in perifieria con ripercussioni sull'esborso a carico dei contribuenti.

Per le prime case l'aliquota minima fissata dal governo è del 4 per mille a cui vanno applicate due forme di agevolazione: una detrazione di 200 euro e uno sconto di 50 euro per ogni figlio al di sotto dei 26 anni. Gli aumenti più consistenti riguarderanno, però, uffici, negozi e abitazioni non principali. In tutti questi casi l'aliquota di partenza è del 7,6 per mille, più alta dello 0,6 per mille rispetto all'Ici.

La conseguenza inevitabile è che i proprietari di seconde case, uffici e negozi dovranno versare somme in media superiori di oltre il 57% rispetto alla vecchia imposta sugli immobili. «Le aliquote sono quelle minime previste dal governo», avverte il vicesindaco e assessore alle finanze Alfonso Di Sabatino Martina, «molti Comuni le hanno aumentate per avere maggiori certezze sul gettito complessivo, noi avvieremo un confronto politico su questo aspetto ma puntiamo a evitare incrementi». Altra novità introdotta dall'Imu riguarda l'applicazione dell'imposta anche agli immobili rurali, comprese stalle, fienili e rimesse. In questo caso l'aliquota prevista è del 2 per mille. Dall'imposta l'amministrazione conta di ricavare circa 15 milioni di euro, pari a circa il 75% del gettito totale che si otterrebbe se tutti pagassero il dovuto. La metà della somma finirà allo Stato, per cui nelle casse comunali resteranno circa 7,5 milioni di euro. Sarà questa la cifra che l'amministrazione iscriverà nel bilancio di previsione del 2011 da approvare entro fine giugno. Di Sabatino ha già pronta una bozza di regolamento che disciplina l'applicazione della nuova tassa ma il parlamento deve ancora licenziare il testo definitivo del decreto che l'ha introdotta per cui i parametri potrebbero cambiare da un momento all'altro.

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