Infornata di primari a Teramo, protesta dei medici
Lo Stato ne taglia tremila in campo nazionale, a Teramo ci sono 12 concorsi in chiusura
TERAMO. È in arrivo una nuova infornata di primari alla Asl di Teramo. Sono 12 i concorsi da primario banditi e per i quali le domande di ammissione sono scadute: il primo verrà espletato domani ed è quello per il reparto di neurologia del Mazzini di Teramo.
Gli altri, per i quali i colloqui avverranno a breve, sono: pronto soccorso, ortopedia, radioterapia, otorino, anatomia patologica, chirugia generale a indirizzo oncologico, diabetologia e gastroenterologia a Teramo; chirurgia generale a Sant'Omero; medicina interna a Giulianova e Atri.
Tutto questo avviene mentre a livello nazionale ci si preoccupa di tagliare circa tremila primariati in eccesso, oltre duecento dei quali in Abruzzo. Ma il caso di Teramo ha delle peculiarità. Alessandro Core, segretario provinciale del Cimo Asmd (sindacato autonomo dei medici), fa notare come la Asl, in un anno, abbia operato un dietrofront a prima vista inspiegabile. «Lo scorso anno», dice Core, «molte unità operative complesse ospedaliere (ex reparti) sono state declassate a unità operative semplici a valenza dipartimentale (quindi senza primario, ma con un responsabile a dirigerle). Ciò doveva avvenire nell'ottica della razionalizzazione della spesa pubblica in funzione del piano sanitario regionale. In realtà, con questa scusa sono state create molte più strutture semplici di quelli che erano i reparti di una volta. Ciò ha portato a un minore coordinamento delle strutture tra loro (più teste da mettere d'accordo) e non certo a una diminuzione della spesa».
Adesso, continua Core, «si scopre la volontà da parte dell'azienda di ritrasformare alcune strutture semplici in complesse (quindi con primari a capo). Per inciso: nessuna di queste, guarda caso, è a direzione universitaria, per cui oltre la metà delle unità semplici create dal manager Varrassi resterà affidata a universitari dell'Aquila. Allora: o è stata sbagliata la valutazione dello scorso anno, cioé di declassare alcune unità complesse, o la manovra era strumentale e mirava a "tenere in caldo" alcuni posti».
Il segretario del Cimo ha una sua idea al riguardo: «Vista la fretta con cui sono stati banditi e gestiti alcuni di questi primariati è lecito il sospetto che l'azienda sappia bene come orientarsi, magari privilegiando figure "esterne" a scapito di professionisti locali che pure stanno dirigendo in maniera impeccabile le attuali strutture semplici. Altro discorso», conclude, «sono gli incarichi informali affidati ad personam e che poi magari nel tempo si trasformano in stabili». (d.v.)
Gli altri, per i quali i colloqui avverranno a breve, sono: pronto soccorso, ortopedia, radioterapia, otorino, anatomia patologica, chirugia generale a indirizzo oncologico, diabetologia e gastroenterologia a Teramo; chirurgia generale a Sant'Omero; medicina interna a Giulianova e Atri.
Tutto questo avviene mentre a livello nazionale ci si preoccupa di tagliare circa tremila primariati in eccesso, oltre duecento dei quali in Abruzzo. Ma il caso di Teramo ha delle peculiarità. Alessandro Core, segretario provinciale del Cimo Asmd (sindacato autonomo dei medici), fa notare come la Asl, in un anno, abbia operato un dietrofront a prima vista inspiegabile. «Lo scorso anno», dice Core, «molte unità operative complesse ospedaliere (ex reparti) sono state declassate a unità operative semplici a valenza dipartimentale (quindi senza primario, ma con un responsabile a dirigerle). Ciò doveva avvenire nell'ottica della razionalizzazione della spesa pubblica in funzione del piano sanitario regionale. In realtà, con questa scusa sono state create molte più strutture semplici di quelli che erano i reparti di una volta. Ciò ha portato a un minore coordinamento delle strutture tra loro (più teste da mettere d'accordo) e non certo a una diminuzione della spesa».
Adesso, continua Core, «si scopre la volontà da parte dell'azienda di ritrasformare alcune strutture semplici in complesse (quindi con primari a capo). Per inciso: nessuna di queste, guarda caso, è a direzione universitaria, per cui oltre la metà delle unità semplici create dal manager Varrassi resterà affidata a universitari dell'Aquila. Allora: o è stata sbagliata la valutazione dello scorso anno, cioé di declassare alcune unità complesse, o la manovra era strumentale e mirava a "tenere in caldo" alcuni posti».
Il segretario del Cimo ha una sua idea al riguardo: «Vista la fretta con cui sono stati banditi e gestiti alcuni di questi primariati è lecito il sospetto che l'azienda sappia bene come orientarsi, magari privilegiando figure "esterne" a scapito di professionisti locali che pure stanno dirigendo in maniera impeccabile le attuali strutture semplici. Altro discorso», conclude, «sono gli incarichi informali affidati ad personam e che poi magari nel tempo si trasformano in stabili». (d.v.)
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