Interventi estetici non autorizzati il giudice scagiona 17 pazienti

Sant’Omero, archiviata l’inchiesta sulle persone operate in ospedale dall’ex primario Milani la difesa del chirurgo finito nei guai presenta ricorso in Cassazione contro l’imputazione per truffa

SANT’OMERO. Interventi estetici non autorizzati in ospedale: il tribunale scagiona i pazienti. In 17 erano finiti nel registro degli indagati per concorso in truffa nel procedimento penale in cui è coinvolto l’ex primario di chirurgia dell’ospedale di Sant’Omero Michelangelo Milani, ma tutti sono stati archiviati con un provvedimento firmato dal gip Giovanni Spinosa su richiesta del pm Bruno Auriemma (titolare del caso). Inizialmente la procura aveva accusato il medico di abuso d'ufficio e peculato per aver effettuato nell'ospedale vibratiano interventi di chirurgia estetica non autorizzati e non coperti dal servizio sanitario nazionale, ma a maggio, al termine dell’udienza preliminare nel corso della quale il medico aveva scelto il rito alternativo dell’abbreviato, il gup Giovanni de Rensis ha firmato un’ordinanza con la quale ha rinviato gli atti al pubblico ministero, sostenendo che il reato commesso dal chirurgo è truffa aggravata e continuata e chiedendo quindi una riformulazione del capo d’imputazione. Un’ordinanza, quella del gup, contro cui la difesa di Milani ha fatto ricorso in Cassazione.

Secondo l'accusa il primario, ora in pensione, avrebbe effettuato, facendo indebitamente uso della struttura sanitaria pubblica e dei suoi operatori, interventi di mastoplastica, ma anche di blefaroplastica (intervento con cui si ricostruiscono le palpebre), addominoplastica e modellamento: ovvero, interventi di chirurgia estetica non previsti nei Lea (livelli essenziali di assistenza sanitaria). In questo modo, avrebbe arrecato danno patrimoniale alla Asl di Teramo per i costi delle attività mediche svolte in modo indebito e consentito, per converso, un ingiusto vantaggio patrimoniale ai pazienti. Pazienti per cui la procura aveva chiesto l’archiviazione sostenendo come non avessero consapevolezza dell’irregolarità. «La complessa procedura amministrativa anche per individuare gli oneri iniquamente sopportati dalla Asl», si legge nella richiesta d’archiviazione, «non può sostenersi come conoscibile e comprensibile ai presenti indagati, beneficiari della prestazione medica da cui non vi è prova di consapevolezza circa l’irregolarità».Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, l'intervento di chirurgia plastica in una struttura pubblica si giustificava in quei casi in cui la legge ammette interventi ricostruttivi a seguito di operazioni chirurgiche per l'asportazione, ad esempio, di forme neoplastiche.(d.p.)

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