Isola del Gran Sasso, la Lazzaroni raddoppia con il "biscotto della felicità"
Progetto da 30 milioni di euro per la costruzione di un capannone gemello, materie prime salutistiche prodotte in loco con il coinvolgimento di allevatori, agricoltori e ricercatori universitari
ISOLA DEL GRAN SASSO. Non solo biscotti, ma anche industria 4.0, filosofia, riscoperta dell'agricoltura e ricerca universitaria. E' l'ambizioso progetto varato dalla Lazzaroni che ruota su questi cardini fondamentali. Un progetto dal valore di 30 milioni, in parte già in fase di realizzazione, che prevede la nascita a Isola del Gran Sasso di una "Collina Lazzaroni".
Il punto di partenza è la riscoperta di una vecchia e gloriosa ricetta degli Anni 50 per produrre il "biscotto della felicità". Un biscotto che non è un semplice dolce, per quanto salutista. «Non parliamo», conferma Domenico Iannamico, amministratore del gruppo Lazzaroni, che occupa 150 lavoratori più gli interinali nella sede di Isola e 100 in quella di Pretoro, «della produzione del biscotto nella sua qualità salutistica e basta, ma della sensazione di benessere che ognuno prova sapendo che quel biscotto Lazzaroni è stato pensato e realizzato da un individuo che nella sana relazione con se stesso e con la realtà circostante è riuscito a “fare” stando bene e soprattutto rientrando in contatto con il sentire l’emozione del suo agire». Insomma, un prodotto portatore di una filosofia di vita. Che passa attraverso l'utilizzo di 17 ettari di terreno a Isola del Gran Sasso, attorno al "vecchio" stabilimento di 17mila metri quadri, a cui se ne sta affiancando uno nuovo da 13mila. Quest'ultimo peraltro _ e questa è la parte di industria 4.0, per un investimento in corso di circa 12 milioni di euro _ dotato di macchinari di nuova generazione per nuove linee produttive. Ma accanto all'industria ci saranno campi coltivati e allevamenti, che produrranno una parte delle materie prime usate per i biscotti Lazzaroni. Il gruppo ha deciso di mettere a frutto i terreni di sua proprietà.
Appezzamenti da mille metri ciascuno che saranno affidati a stranieri per favorire un programma di integrazione sociale, oltre che a volontari residenti nella zona. Sia il nuovo stabilimento che l’utilizzo dei terreni agricoli «favorirà il recupero della manodopera locale in una zona caratterizzata da livelli di disoccupazione superiori alla media nazionale e di spopolamento», sottolinea Iannamico. Allevatori e coltivatori, inoltre, verranno monitorati da ricercatori e studenti di due università, di Teramo e di Chieti. Iannamico sottolinea l’importanza della collaborazione con l’università, che d’altronde in parte è già in essere: in azienda gli studenti delle facoltà teramane di Scienze e tecnologie alimentati e Veterinaria fanno già stage. In futuro – ovviamente parte della realizzazione del progetto è subordinata al reperimento di risorse, in particolare fondi europei, tramite la Regione – la collaborazione verrà ampliata e si aggiungerà anche quella con ricercatori e studenti della facoltà di Psicologia della cattedra di Biologia Applicata della D’Annunzio per la registrazione dei livelli di ossidazione del sangue e della saliva di chi lavorerà nei campi prima e dopo gli effetti dell’ortoterapia e zooterapia.
Ma non finisce qui. Nella collina Lazzaroni è prevista la costruzione di una factory al posto di una vecchia cascina: sarà adibita a un “osservatorio di umanizzazione del gusto e luogo di pratiche umanistiche esterne con un centro di formazione di dolciaria alternativa”. E accanto all’accademia di formazione per pasticceri l’idea è aprire un “laboratorio per ricerca e studio per sessioni di pratiche filosofiche a valenza formativa psico mentale per il miglioramento del benessere personale e della riduzione del tasso di stress correlato per il benessere generale della comunità Lazzaroni”.
Ovviamente tutto ciò, nelle previsioni, avrà un riscontro di mercato. E quindi una crescita del 30% all’anno sul mercato salutistico e un aumento di redditività media aziendale per chilo di prodotto del 40%.
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