L’Amadori non rinnova 50 contratti

Mosciano, la crisi colpisce anche il colosso finora immune. Forlini: «Contiamo di riprenderne almeno una parte nel 2014»

MOSCIANO. Cominciano a sentirsi i primi contraccolpi della lunga crisi iniziata nel 2008 anche su un settore rimasto finora quasi immune. Ed ecco che l’alimentare non è più la roccaforte della resistenza alla recessione ma accusa, anche in provincia, segni di cedimento. E anche un colosso come l’Amadori deve ridimensionarsi. L’azienda alimentare che in provincia dà lavoro a circa 1.250 persone ha deciso di non rinnovare cinquanta contratti a termine che scadranno il 31 dicembre.

Ne danno notizia gli stessi lavoratori fra tre giorni disoccupati che in una lettera scrivono: «Buon Natale... sicuro che no! Per 47 precari dell’azienda Amadori non sarà rinnovato il contratto a tempo determinato. L’anno 2014 per queste persone non inizia affatto bene. E’ inutile che si signor Amadori si adoperi a fare gli auguri natalizi. Comprendiamo la crisi, comprendiamo il momento economico non fiorente, ma non comprendiamo il criterio usato per non rinnovare il contratto ad alcuni. Avevano detto che avrebbero tenuto conto del carico familiare, del suo nucleo e del suo disagio. E invece come purtroppo accade nella maggior parte dei casi ha prevalso qualcos’altro. Non condividiamo le scelte, non comprendiamo criteri e metodi. Buon Natale a chi, ma solo a loro, si siede a tavola con le lacrime agli occhi».

La disperazione di chi sta per perdere il posto di lavoro traspare dalla lettera scritta da un gruppo di precari dell’Amadori. A spiegare i motivi della difficile decisione è Antonio Forlini, direttore del personale dell’Amadori. «Ormai all’Amadori siamo abituati a vedere l’anno successivo come un anno di crescita», spiega il dirigente, «ma purtroppo adesso prevediamo dei volumi in meno perchè oggi il mercato non assorbe tutta la produzione. Abbiamo fatto delle assunzioni nel 2013 perchè pensavamo che i volumi di produzione si consolidassero, ma non è così. Il primo criterio che ci ha guidato nella scelta (su chi tenere, ndr) è la capacità professionale, poi l’anzianità aziendale e poi i carichi familiari, d’altronde siamo un’azienda, non siamo una onlus. Ci dispiace, abbiamo limitato al minimo l’impatto sullo stabilimento».

Forlini lascia però intravedere uno spiraglio: «Dove c'è comunque una valutazione di idoneità delle persone a cui non è stato rinnovato il contratto, queste verranno riassunte nel corso del 2014, nel caso siano al primo contratto e giudicate non idonee non saranno riprese. Capisco che ognuno porti avanti le proprie istanze e pensi di essere danneggiato, ma bisogna considerare che finora abbiano retto bene alla crisi e tuttora reggiamo bene rispetto ad altri settori industriali».

Forlini osserva infatti che i contratti a termine non rinnovati sono una cinquantina a fronte di una forza lavoro di circa 1.250 persone.

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