L’urologia è paralizzata la Asl: colpa di Vicentini
Il direttore sanitario accusa: operava solo lui, non ha fatto crescere gli aiuti Intanto il reparto è costretto a dividere 16 letti con altre quattro divisioni
TERAMO. Camillo Antelli senza freni. Il direttore sanitario della Asl non usa mezzi termini nella conferenza stampa in cui vuole «una volta per tutte» chiarire i motivi che hanno portato al taglio della convenzione con l’università dell’Aquila per il reparto di urologia e quindi alla cacciata dei direttore, Carlo Vicentini. Antelli è perentorio: «più del 52% dei pazienti teramani per l’urologia si opera fuori Asl». Un problema di cui si occupò anche «l’ex direttore generale Sabatino Casini che nel 2002 fece fare un’indagine sull’attrattività delle strutture universitarie nell’azienda: allora era del 15% ma ora è peggiorata».
E ancora: «Negli anni successivi, di cui abbiamo i flussi, esattamente 2008, 2009, 2010, 2011 e 2012 la produttività dell'urologia di Teramo è andata via via diminuendo in termini quantitativi». Dalle cifre diffuse dalla Asl si è passati da 896 interventi del 2008 a 809 del 2012. Antelli torna a paragonare l’urologia teramana a quella dell’Aquila che farebbe «il doppio degli interventi con un direttore e tre dirigenti», mentre quella di Teramo ha «un direttore e cinque dirigenti» a cui somma i tre dell’ospedale di Atri e i due di Giulianova.
E poi l’affondo a Vicentini: il fatto che nessuno voglia fare il responsabile pro tempore («vedremo se ci saranno risvolti disciplinari») è sintomo del fatto che «l’85% degli interventi veniva fatto solo da Vicentini» mentre «un primario deve allevare e far crescere professionalmente i propri aiuti». Antelli cita un giudizio dato anni fa dall’allora capo del dipartimento chirurgico De Berardinis che nella valutazione degli urologi per una selezione ha rilevato che operavano poco. A fronte di tutto questo annuncia che è stato indetto un avviso pubblico per due urologi come chiesto tempo fa da Vicentini (sarà espletato in 20 giorni) e che sarà bandito il concorso per il nuovo primario («abbiamo chiesto alla Regione di accelerare i tempi»). Nel frattempo si farà un bando interno per il responsabile pro tempore.
Intanto la situazione in reparto continua a peggiorare. Ma non per responsabilità di medici o infermieri, quanto per decisioni della stessa Asl. Secondo il piano di accorpamenti estivi dal 1° agosto - è stato annunciato ieri - ci saranno ben 5 reparti in un’unica ala da 16 posti letto. «In un reparto senza aria condizionata sono ammassati pazienti afferenti per ora a quattro specialità chirurgiche(urologia, oculistica, otorino, chirurgia maxillo facciale. Ma ora è stato comunicato che dal 1° agosto sarà accorpata anche la chirurgia oncologica», annuncia Vincenzo Cipolletti, segretario aziendale dello Smi, «La non disponibilità di posti ha determinato il mancato trasferimento di malati particolarmente gravi dagli altri ospedali della provincia e che non potevano essere appoggiati in altri reparti. E la situazione peggiorerà con l’ulteriore accorpamento. L'obiettivo di distruggere il reparto urologia allo stato attuale è perfettamente riuscito. Ma il popolo teramano perchè deve subire tale disagio? La mancanza di un nome prestigioso e i disagi legati ad accorpamenti così estremi hanno innescato un vero e proprio esodo». In prospettiva c’è dunque il blocco quasi totale dei ricoveri: pare che alla chirurgia oncologica siano stati garantiti 5 letti, per cui gli 11 rimanenti dovrebbero essere divisi fra 4 reparti. A questo si aggiunge l’incertezza data dalla mancanza di un primario. «Non c’è attualmente un responsabile del reparto. La delibera della Asl è stata contestata con motivazioni legali dal sanitario incaricato (Paolo Galassi, ndr) non potendo assumere decisioni complesse in una situazione così precaria, oltre che per motivi di salute».
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