La Asl sopprime il reparto di Robimarga
Nell’atto aziendale scompare l’urologia endoscopica. Caso Vicentini, la rabbia dei pazienti: «Ora dove andiamo?»
TERAMO. Urologia senza pace. Dopo la defenestrazione di Carlo Vicentini dall’urologia del Mazzini, la Asl assume un’altra decisione che fa scalpore. L’unità semplice a valenza dipartimentale di urologia endoscopica creata a Giulianova è scomparsa dal nuovo atto aziendale. La Asl ha deciso di sopprimere il mini reparto la cui istituzione creò una marea di polemiche, soprattutto perchè il direttore generale Giustino Varrassi nominò responsabile l'ex assessore del Pdl Corrado Robimarga. Varrassi il 22 dicembre 2011, gli conferì l'incarico triennale di responsabile dell'unità: una promozione che suscitò perplessità perchè arrivava dopo l’apertura di un'inchiesta per peculato, falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato a carico del medico. Promozione su cui la procura ha poi aperto un’inchiesta bis. La cacciata di Vicentini (e il taglio della convenzione con l’università per l’urologia) e la soppressione del mini reparto giuliese non sono scollegate. Da più parti si è supporto che l’ostracismo nei confronti di Vicentini derivi da una «vendetta». Ad esempio il docente universitario, sul mini reparto, criticò la Asl, parlando sul Centro di «errore culturale» nel denominarlo "endoscopia urologica finalizzata a implementare lo screening del carcinoma della prostata": «è come dire cavoli a merenda. Questo errore-orrore non l'avrei fatto fare, se mi avessero consultato. Avrei consigliato un altro nome». E ora il mini reparto - senza letti, senza infermieri e con un solo medico, lo stesso Robimarga - ha i giorni contati: l’atto aziendale, approvato lunedì sera dal collegio di direzione è stato inviato alla Regione, che dovrà approvarlo, poi diventerà operativo.
Sull’altro fronte, dopo il rifiuto dell’aiuto anziano Paolo Galassi a sostituire Vicentini, il direttore del dipartimento chirurgico Riccardo Lucantoni cerca urologi disposti ad assumere la reponsabilità della direzione pro tempore. Ma pare non ci sia nessuno disponibile. A questo punto non è escluso che sia lo stesso Lucantoni ad assumere l’incarico. L’alternativa è cercare qualcuno in Abruzzo.
La cacciata di Vicentini sta suscitando ripercussioni sui pazienti. Se Varrassi sostiene che non gli risulta ci siano liste di attesa in reparto, viene smentito dagli stessi malati. «Mio padre si deve sottoporre a un intervento di chirurgia urologica oncologica, ha completato il ciclo di chemioterapia neoadiuvante, quindi è pronto per essere operato, era stato chiamato per venerdì 19. Ma adesso è saltato tutto», racconta L.P., «Vicentini qui è l'unico che fa interventi di questo tipo, a luglio rivolgerci a un altro centro significa far perdere a mio padre - e agli altri pazienti come lui - mesi preziosi: dobbiamo rimetterci in lista e poi ad agosto si rallenta tutto». La moglie l’altroieri ha cercato invano Varrassi, la figlia ieri non è stata ricevuta. «Si dice che sia una vendetta, ma la vendetta si ritorce su di noi. Era una delle poche eccellenze rimaste nel Teramano. Perlomeno la Asl avrebbe dovuto dare la possibilità di eseguire gli interventi programmati. La responsabilità del rischio che fa correre a mio marito chi se la prende?», chiede la moglie. Le liste di attesa in urologia ci sono, eccome: in 200 attendono di essere operati, fra interventi maggiori e minori.
«E’ una palese punizione nei confronti di Vicentini», commenta Nunzio Algenj della Fp Cgil, «così perdiamo professionisti di valore: è accaduto già con De Cristofaro, Gregorini, Mazzola, per fare alcuni nomi. Non c'entra niente la mobilità passiva: Varrassi dia i dati reparto per reparto, dirigente per dirigente, presidio per presidio. Così poi manderà via tutti coloro che fanno segnare la mobilità passiva, visto che ormai ha inaugurato questo criterio di valutazione dei primari».
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