La crisi non perdona, fallite altre 99 imprese nel teramano
Poche le nuove aziende, più del 10% in meno rispetto al 2014. Confindustria avverte: non abbiamo agganciato la ripresa
TERAMO. Teramo ancora non riesce ad agganciare la ripresa. Se a livello nazionale molti indicatori diventano positivi e il trend ascensionale della disoccupazione mostra un’inversione di tendenza, l’onda lunga della crisi ancora investe la provincia di Teramo. I dati ufficiali della Camera di commercio, relativi al trimestre luglio-settembre non lasciano spazio a dubbi: aumentano del 5,1% le cancellazioni (349 imprese) e diminuiscono del 10.1% le iscrizioni (416 imprese).
Il saldo resta leggermente positivo: 67 imprese, peraltro di anno in anno sempre più risicato. Un dato ritenuto confortante in una recente nota di Casartigiani ma che purtroppo va collocato in un contesto non certo positivo. «I dati nazionali mostrano segnali di un’ inversione di tendenza dello stato dell'economia del nostro Paese», commenta Nicola Di Giovannantonio, direttore di Confindustria, «ma la provincia di Teramo si trova ancora in una situazione di crisi che nell'anno in corso potrebbe subire ulteriori peggioramenti:il comparto industriale e non, continua ad avere realtà produttive in gravissime difficoltà con fallimenti e richieste di concordato». E che l’andamento nel Paese e in provincia sia diverso è ben visibile dalla tabella accanto.
Non consola più di tanto, secondo il direttore, il calo dell’8,6% delle imprese in scioglimento o liquidazione: «probabilmente il numero maggiore si è avuto nei trimestri passati. Lo stesso discorso vale per le imprese con procedure concorsuali o fallimenti che hanno avuto una battuta d'arresto del -5,5%. Analizzando i dati dei fallimenti, si rileva che il totale delle società fallite da inizio anno sono 99 e nei primi 9 mesi del 2015 - sullo stesso periodo del 2014 - si registra un incremento dell'83,3%. La percentuale più elevata si rileva fra le imprese individuali e le società di capitale. Le società che hanno chiesto concordati o accordi sulla ristrutturazione del debito, da inizio anno, sono 18 e, rispetto al 2014, salgono del 12,5%. La parte del leone, chiaramente, l'hanno fatta le società di capitali con +14,3%». Non va bene nemmeno sul fronte occupazione: gli addetti delle imprese del territorio sono diminuiti del 3,7% (76.150).
«Dai dati emerge chiaramente che la provincia di Teramo, al netto delle pochissime imprese che esportano, vive una grave stagnazione e forse l'emorragia di chiusure o procedure concorsuali non si è arrestata», conclude Di Giovannantonio, «del resto, non ci vuole tanto per capire che sul territorio provinciale rimane debole la ripresa dei consumi e c’è una difficoltà diffusa delle famiglie, come è evidente la difficoltà per le imprese nella riscossione dei crediti e, quindi, nel pagamento dei debiti».
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