Lo sgombero della neve davanti all'ospedale Mazzini di Teramo (foto Luciano Adriani)

La protesta dei sindaci: «Ditte non ancora pagate, i piani neve sono bloccati» 

Mai arrivati i soldi per l’emergenza di gennaio, Comuni impreparati: «Se dovesse rifare un metro e oltre di neve cosa faremo?»

TERAMO. Paesi isolati per giorni e giorni, senza corrente, sepolti da metri di neve. E in quell’inferno morirono tre persone, due assiderate mentre cercavano benzina a Crognaleto, un altro ucciso forse dalle esalazioni di un generatore menre cercava di scaldarsi nella stalla, a Rocca Santa Maria. Il ricordo dell’apocalisse dello scorso inverno è ancora vivo nella memoria dei teramani, in particolare di quelli abitano nelle ’zone intere, ma sembra che quella tragica emergenza non abbia insegnato nulla. I sindaci della montagna teramana non sanno ancora come affrontare la prossima stagione inverrnale. In particolare non possono predisporre i piani neve perché non sono mai arrivati i soldi per pagare le ditte che sgombrarono le strade in quei drammatici giorni di gennaio. «Siamo fermi al 18 gennaio», dice il sindaco di Crognaleto Giuseppe D’Alonzo, «In questi mesi non abbiamo avuto alcuna risposta da parte della Regione. Non si è fatto nulla. Siamo alle porte dell’inverno e non possiamo farci trovare nuovamente impreparati. Ancora non paghiamo le imprese di cui ci siamo serviti per sgomberare la neve». L’unica certezza che il comune di Crognaleto ha, rispetto allo scorso gennaio, arriva dal mondo del volontariato, per la precisione da Valdidentro (Sondrio) che ha donato alla comunità una turbina. «Ma dalle istituzioni nessun segnale. Se dovesse rifare un metro e oltre di neve cosa faremo? Resteremo ancora una volta per giorni senza elettricità e senza telefono?». Il primo cittadino sollecita dunque le istituzioni ad intervenire, «altrimenti non conviene più scommettere sulla sopravvivenza di questi luoghi. Abbandoniamo tutto e scendiamo a valle». Ma un po’ più a valle, a Montorio, le cose non sono andate diversamente. Anche Montorio lo scorso gennaio rimase per giorni isolata: senza collegamenti, senza elettricità e telefoni. E ad oggi anche qui non si è fatto nulla. «I danni della neve», spiega il sindaco Gianni Di Centa, «non sono ancora stati riconosciuti. E ad oggi resta il fatto che non abbiamo soldi in cassa per pagare le ditte, che in quella emergenza intervennero prontamente. Stiamo già aggiornando il piano neve ma come possiamo contattare le ditte per averne la disponibilità se ancora non paghiamo il pregresso?». Il primo cittadino apre anche il capitolo Enel. «Pare che stiano lavorando, ma resta il fatto che nel 2015, 2016 e 2017 sia mancata la corrente anche per diversi giorni. E ogni volta che c’è un minimo di vento va via. Questo equivale a milioni di euro di danni per le nostre aziende che consumano energia. Il nostro sforzo di farle restare qui risulta vano».
La lamentela per il mancato arrivo dei soldi per l’emergenza di gennaio è comune a tutti i sindaci dei centri montani della provincia teramana. Tutti sottolineano che l’inverno sta per arrivare e nessuna amministrazione locale è in grado di predisporre i piani neve. Nessuno vorrebbe farsi trovare impreparato di fronte a una nuova emergenza, ma se non si risolve il problema del pagamento delle ditte anche una normale nevicata di pochi centimetri può bloccare mezza provincia. Le parole dei vari sindaci sono praticamente le stesse, sembra di sentir parlare una persona sola. «Se non vengono pagate le imprese potrebbero non rispondere alle manifestazioni di interesse per i nuovi affidamenti dello sgombero», dice Roberto Di Marco, sindaco di Isola del Gran Sasso, quasi le stesse parole usate da Franco Tarquini, sindaco di Tossicia. «Se fa la neve e siamo in urgenza chi chiamiamo?» è l’allarme che lancia Manuele Tiberii, sindaco di Colledara. E le piccole imprese rischiano maggiormente perché, come sottolineato il sindaco di Cortino Gabriele Minosse, «se non si provvede celermente potrebbero anche avere problemi con le loro attività». C’è chi chiede «maggiore organizzazione e programmazione tra i vari livelli delle istituzioni», come dice Michele Petraccia, primo cittadino di Pietracamela, per il ripristino della viabilità in tempi celeri e si auspica entro breve termine «che venga convocato un tavolo propositivo di programmazione», come chiedono Rosanna De Antoniis, sindaco di Castel Castagna, e Adolfo Moriconi, sindaco di Fano Adriano. I primi cittadini hanno lamentato, infatti, che il problema emergenza neve dopo i drammatici accadimenti dei mesi scorsi non è stato più preso in considerazione. «Si potrebbe fare un incontro in Provincia ed elaborare un piano emergenziale provinciale», propone Lino Di Giuseppe, sindaco di Rocca Santa Maria, «che si attivi già quando vengono previste determinate condizioni climatiche e dal quale partono interventi rapidi». L’importante, come sostiene Rinaldo Seca, sindaco di Castelli è che «i Comuni non vengano lasciati in balia degli eventi e di risorse che non hanno». E poi c’è il problema dei black-out perché – dicono ancora i sindaci dei centri più a ridosso della montagna – i lavori sulle linee elettriche nei comuni montani ancora non sono iniziato, mentre sono stati già avviati più a valle. «E’ importante», conclude Seca, «che Enel e Terna lavorino sulle linee di media e alta tensione per evitare le lunghe interruzioni che si sono già verificate».
Adele Di Feliciantonio
Catia Di Luigi
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