CRISI AZIENDALE
La Selta chiude la sede di Tortoreto
Il gruppo vuol dismettere il settore telecomunicazioni che non interessa a un nuovo acquirente. Sciopero degli 80 operai
TORTORETO. I peggiori sospetti di operai e sindacati si stanno avverando. La direzione aziendale della Selta ha annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Tortoreto. La direzione aziendale il 1° febbraio ha annunciato al tavolo sindacale nazionale che fra i quattro stabilimenti sul territorio, quello di Tortoreto sarà sacrificato.
Attualmente la Selta è in una situazione di pre-concordato preventivo in quanto nei conti del gruppo è stato riscontrato un “buco” da 47 milioni di euro. Gli stabilimenti produttivi sono quattro: a Tortoreto, a Cadeo (Piacenza) a Roma e ad Avellino per un totale di circa 260 dipendenti, di cui 80 a Tortoreto.
A dare notizia degli ultimi negativi sviluppo sono il segretario della Fiom Cgil Mirco D’Ignazio e quello della Fim Cisl Marco Boccanera che, dopo l’incontro del 1° febbraio hanno partecipato a un successivo confronto nella sede romana di Confindustria, alla presenza anche delle segreterie nazionali di Fim Cisl e Fiom Cgil, nel quale l'azienda ha confermato il medesimo intendimento di chiusura di Tortoreto e ridimensionamento degli altri siti, che ha trovato la forte contrarietà delle organizzazioni sindacali. Il coordinamento nazionale, quindi, ha ritenuto di coinvolgere nella discussione il commissario e lo stesso tribunale di Milano (competente territorialmente). La richiesta di concordato preventivo è stata infatti depositata al tribunale di Milano e la sezione fallimentare ha dato tempo alla Selta fino al 1° aprile per produrre una proposta definitiva con il piano concordatario.
Sostanzialmente i sindacati vogliono capire quanto è concreto l’annuncio, che si basa sul possibile ingresso di un finanziatore, a cui interessano solo i campi della cyber security e dell’energia, appannaggio degli altri stabilimenti, e non quello delle telecomunicazioni, che si svolge a Tortoreto. Da qui la decisione di chiudere lo stabilimento per favorire l’ingresso del finanziatore – su cui c’è il più stretto riserbo – e quindi rendere concreto il piano concordatario. Nel caso si avverassero le previsioni, non esisterebbe più in Italia una grande azienda che si occupa delle telecomunicazioni, fanno notare i sindacati.
In alternativa agli 80 licenziamenti, la Selta offrirebbe a 25 degli 80 lavoratori di Tortoreto un trasferimento a Roma. Nella Capitale verrebbero anche trasferiti i quattro lavoratori dello stabilimento di Avellino, piccolissimo, che sarebbe chiuso.
Giovedì a Tortoreto si è svolta l'assemblea dei lavoratori, che ha dato mandato alle organizzazioni sindacali di chiedere la convocazione di un incontro al prefetto di Teramo, Graziella Patrizi, in concomitanza del quale sarà indetta una giornata di scioperoed un contestuale presidio di lavoratori davanti la prefettura.
L’incontro servirà «coinvolgere tutte le istituzioni territoriali e nazionali, affinché venga salvaguardato il futuro occupazionale del sito teramano», si legge in una nota dei sindacati. L’obiettivo è dunque arrivare subito a un incontro al ministero dello Sviluppo economico, dato il particolare momento di transizione nell’amministrazione regionale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Attualmente la Selta è in una situazione di pre-concordato preventivo in quanto nei conti del gruppo è stato riscontrato un “buco” da 47 milioni di euro. Gli stabilimenti produttivi sono quattro: a Tortoreto, a Cadeo (Piacenza) a Roma e ad Avellino per un totale di circa 260 dipendenti, di cui 80 a Tortoreto.
A dare notizia degli ultimi negativi sviluppo sono il segretario della Fiom Cgil Mirco D’Ignazio e quello della Fim Cisl Marco Boccanera che, dopo l’incontro del 1° febbraio hanno partecipato a un successivo confronto nella sede romana di Confindustria, alla presenza anche delle segreterie nazionali di Fim Cisl e Fiom Cgil, nel quale l'azienda ha confermato il medesimo intendimento di chiusura di Tortoreto e ridimensionamento degli altri siti, che ha trovato la forte contrarietà delle organizzazioni sindacali. Il coordinamento nazionale, quindi, ha ritenuto di coinvolgere nella discussione il commissario e lo stesso tribunale di Milano (competente territorialmente). La richiesta di concordato preventivo è stata infatti depositata al tribunale di Milano e la sezione fallimentare ha dato tempo alla Selta fino al 1° aprile per produrre una proposta definitiva con il piano concordatario.
Sostanzialmente i sindacati vogliono capire quanto è concreto l’annuncio, che si basa sul possibile ingresso di un finanziatore, a cui interessano solo i campi della cyber security e dell’energia, appannaggio degli altri stabilimenti, e non quello delle telecomunicazioni, che si svolge a Tortoreto. Da qui la decisione di chiudere lo stabilimento per favorire l’ingresso del finanziatore – su cui c’è il più stretto riserbo – e quindi rendere concreto il piano concordatario. Nel caso si avverassero le previsioni, non esisterebbe più in Italia una grande azienda che si occupa delle telecomunicazioni, fanno notare i sindacati.
In alternativa agli 80 licenziamenti, la Selta offrirebbe a 25 degli 80 lavoratori di Tortoreto un trasferimento a Roma. Nella Capitale verrebbero anche trasferiti i quattro lavoratori dello stabilimento di Avellino, piccolissimo, che sarebbe chiuso.
Giovedì a Tortoreto si è svolta l'assemblea dei lavoratori, che ha dato mandato alle organizzazioni sindacali di chiedere la convocazione di un incontro al prefetto di Teramo, Graziella Patrizi, in concomitanza del quale sarà indetta una giornata di scioperoed un contestuale presidio di lavoratori davanti la prefettura.
L’incontro servirà «coinvolgere tutte le istituzioni territoriali e nazionali, affinché venga salvaguardato il futuro occupazionale del sito teramano», si legge in una nota dei sindacati. L’obiettivo è dunque arrivare subito a un incontro al ministero dello Sviluppo economico, dato il particolare momento di transizione nell’amministrazione regionale.
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