Liste d'attesa Asl Teramo: i medici contro Chiodi

Bufera sulla sanità, il sindacato respinge le accuse sui doppi lavori in ospedale. Anche il tribunale del malato, associazione che tutela i pazienti, accusa il manager Varrassi: non fa controlli

TERAMO. Dire che dietro le liste d'attesa record ci siano medici infedeli, dal doppio lavoro, scatena reazioni forti e immediate contro il governatore Gianni Chiodi. E se Giustino Varrassi rivela al Centro l'inchiesta interna, su chi fa troppe visite private in ospedale, gli ribattono che proprio il manager non fa controlli. La sanità teramana è un caso nazionale. Ma chi dice che è colpa dei medici lancia solo un boomerang.

«Per Chiodi tutto ciò che leggiamo sulla Asl di Teramo è frutto di "un'ostile campagna stampa". Attacca i medici, colpevoli, a suo dire, di favorire l'attività privata a scapito di quella pubblica. Accusa grave», afferma Alessandro Core, segretario provinciale della Cimo (Confederazione italiana medici ospedalieri), «ma cercare di mettere medici contro infermieri e cittadini contro medici, vuol dire non aver capito ciò che sta accadendo. Le liste d'attesa si abbattono investendo nel pubblico. E' forse colpa dei medici se gli ambulatori divisionali lavorano poco per gli organici inadeguati? O per questo dovrebbero smettere anche di fare attività privata? Dovrebbe essere il manager ad assumere medici nei settori in cui c'è maggior richiesta. Questo abbatterebbe le liste d'attesa e ridurrebbe l'attività privata. Altro che doppio lavoro dei medici!», sbotta Core che infine provoca così: «Chiodi si domandi come mai tutti i sindacati medici siano scesi in campo per denunciare i disservizi e uno solo, l'Anaao, non abbia fatto un solo commento, positivo o negativo, sui problemi della nostra Asl e l'operato del manager Varrassi».

Mettiamoci però anche dalla parte del paziente. In questo caso interviene Aldo Cerulli segretario regionale Cittadinanzattiva. «La legge sull'attività intramoenia (il doppio lavoro dei medici in ospedale, ndr) esiste dal 2010. Regione e direttori generali avrebbero già dovuto regolamentarla. Non solo la Regione non ha ancora costituito il comitato paritetico cui dovevamo partecipare anche noi ma i manager hanno continuato a nicchiare consentendo un'ampia deregulation di tale attività che, quando è impropriamente allargata (fuori dall'ospedale) e non passante con prenotazione presso il Cup, permette anche la mancata emissione della parcella». Cerulli arriva al dunque: «Varrassi invece di nominare primari i professori dell'Aquila avrebbe potuto anche deliberare la regolamentazione dell'attività intramoenia. Nell'intervista al Centro, afferma che «l'occasione fa l'uomo ladro» e dice che la colpa è del mancato controllo. Ma se lui non stabilisce chi siano i controllori come fa a controllare?».

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